I
Rosàrio sono arrivati davvero velocemente al loro primo disco, infatti, si sono formati solo nel 2013 e ora con "Vyscera" saziano la loro voglia di suonare Stoner Rock.
E lo fanno pure con discreti risultati: copertina, sound e registrazione (in rigorosa presa diretta) perfettamente allineati alle aspettative di chi cerca soddisfazione nel sound ruvido e
fumoso di gruppi come Hermano o Dozer, per non citare i
capostipiti del genere: i Kyuss.
Buona la prova del chitarrista, con Nicola Pinotti che caratterizza ogni singolo brano, quella della sezione ritmica e anche quella di Alessandro Magro dietro al microfono, forse non particolarmente versatile ma ben calato nel contesto.
L'inizio in
trip d'acido e
sporco di "Dome" non è certo facile da domare, ma il cantante non ci mette poi molto a prendere le redini del brano, facendosi apprezzare soprattutto nei frangenti più aggressivi, per quanto lo si ritrovi poi maggiormente a suo agio tra le atmosfere sulfuree e i chiaroscuri di "Road to Polaris" e di "We, Haunted".
E' interessante notare come i Rosàrio non facciano l'errore di dilatare troppo le proprie composizioni, nemmeno in occasione della strumentale "Naktamkara", che nel suo incedere ipnotico e psichedelico avrebbe potuto trarli in errore portandoli a strafare.
E così ci si avvina velocemente alla fine del disco, anche grazie ai ritmi sostenuti della
kyussiana "Caravan Kid", seguita a ruota dall'ottima "Callistemon" con il guest (successivamente all'uscita del disco è poi entrato a far parte del gruppo) Riccardo Zulato alla seconda chitarra, e infine "Inner" inizialmente sinuosa e personalizzata dal suono di un didgeridoo (suonato dall'ospite Carlo Stellin) per poi esplodere sotto le bordate cui la sottopongono i Rosàrio.
A Padova non credo ci sia il deserto... ma lo Stoner ha attecchito ugualmente.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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