È di qualche mese fa la notizia che la Nuclear Blast Records ha deciso di mettere sotto contratto gli
Exploited, storica band inglese che perfino le vostre nonne conosceranno, almeno di fama. Dato che il loro ultimo lavoro in studio risale niente meno che al 2003, e che negli ultimi anni i nostri hanno mantenuto vivo il proprio nome solo grazie ai devastanti live show in giro per il mondo, come spesso accade in questi casi la label tedesca ha deciso di rinfrescare la memoria ai più giovani e ai più distratti, ristampando gli ultimi tre lavori della band capitanata da Wattie Buchan. Chi conosce bene la discografia degli inglesi capirà subito che non è un caso che la NB abbia scelto proprio questi tre album. Per i meno informati di voi ecco un piccolo riassunto della carriera degli ‘sfruttati’… Dopo i primi due devastanti album “Punk’s not dead” e “Troops of Tomorrow”, capolavori nonché bandiera dello street punk, i nostri danno alla luce “Let’s start a war”, un terzo disco leggermente inferiore alle aspettative, prima di perdersi per strada con due release sicuramente non memorabili come “Horror epics” e “Death before dishonour”. Ed è qui che c’è la svolta nella loro carriera, con la decisione di avvicinarsi progressivamente al metal, al thrash in particolare, e quindi la pubblicazione dei tre album che andremo ad analizzare, e che la Nuclear Blast, non a caso, ha deciso di ristampare, in quanto decisamente più affini al proprio catalogo.
NB: questo cappello è comune a tutte e tre le recensioni…
Dopo un disco di certo non memorabile come “Death before dishonour”, che segnava qualche primo, acerbo segnale di metallizzazione da parte del gruppo, è con “The massacre”, uscito tre anni dopo, che i nostri iniziano ad esplorare realmente nuovi lidi. Siamo agli inizi degli anni ’90, le nuove tendenze musicali sono sempre più invadenti, e per i punk veri e propri la vita è difficile, quindi tocca rimettersi in gioco.
Senza abbandonare le tematiche a loro care, e quindi senza snaturarsi dal punto di vista attitudinale, gli Exploited tentano un rinnovamento perlomeno per quanto riguarda la musica. Il sound diventa più potente, le chitarre si metallizzano, la batteria pesta sempre in tupa-tupa, ma con un approccio più metal e utilizzando, di tanto in tanto, della doppia cassa, i brani si allungano leggermente, e Wattie, beh, Wattie è sempre lo stesso, vomita il suo odio verso la società, la polizia, il sistema, la religione, l’esercito, e lo fa, se possibile, con ancora maggior rabbia rispetto agli esordi…
Ciononostante, l’album procurò non pochi problemi alla band, tacciata, dai fans punk più oltranzisti, di tradimento, per aver abbracciato la musica metal per puro scopo commerciale, ed aver abbandonato le proprie radici. Come sempre, in questi casi, penso che la verità sia nel mezzo, credo che entrambi i lati della medaglia abbiano un fondo di autenticità, ma non sta a me dover esprimere un giudizio in tal senso.
Mi limito a dire che dal punto di vista musicale la svolta c’è stata eccome, anche se ancora non ha raggiunto i livelli di maturità dei prossimi due album. Alcuni brani decisamente buoni ci sono, basti pensare a “Fuck religion”, “Porn slut”, “Police shit” o al stessa titletrack, però al tempo stesso appare evidente che la maturazione, se così vogliamo chiamarla, non è ancora avvenuta del tutto, e che la band deve ancora limare qualcosa qua e là per riuscire ad approdare a quello stile che li ha poi resi ulteriormente famosi negli anni ’90 e che si delineerà con il disco successivo…
PS: in questa ristampa sono presenti quattro bonus track.
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