L'avventura musicale di questi sette ragazzi norvegesi inizia nel 1994 sotto il nome di Venture, un monicker che viene cambiato qualche anno più tardi quando la band decide di esplorare in maniera più marcato l'anima progressive della sua proposta musicale. Due demo (1998 e 1999) permettono alla band di muovere i primi passi sulla scena e soprattutto di farsi conoscere dalle label del settore, ma è soltanto nel 2000 che i Circles End realizzano il sogno di registrare un vero e proprio studio album, “In Dialogue With the Moon”. Dopo aver impressionato un discreto numero di giornalisti del settore con il proprio stile, i Circles End danno alle stampe il secondo capitolo della loro giovane carriera, “Hang On To That Kite”, e vi garantisco che vi basteranno pochi ascolti per capire il notevole valore di questa formazione scandinava. Un progressive/jazz rock di grande qualità, ricco di richiami alla scena Hard Rock degli anni settanta, con una discreta componente di psichedelia, questo album è una tangibile testimonianza dell'ottima personalità della band e delle indubbie capacità strumentali dei sette musicisti norvegesi. Colpisce anche la particolarità della voce del singer Erik Riis Jacobsen, dotata di grande “calore”, che ben si adatta allo stile dei Circles End, tessendo linee vocali non particolarmente varie ma di certo eleganti. “Hang On To That Kite” è una graditissima sorpresa per la scena prog europea, che in particolar modo negli ultimi anni ha prodotto gruppi di grande spessore. Tenete d'occhio questi Circles End, ho l'impressione che ne sentiremo parlare ancora!
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