"A se stesso""Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto."L' amarissimo disprezzo della crudeltà del mondo è, a mio avviso, il senso più profondo de
"L'infinita vanità del tutto", secondo lavoro degli italiani
Coil commemorate Enslave che affidano ai versi di
Giacomo Leopardi l'intero settore lirico dell'album e la sua chiosa finale.
Un album, dunque, sofisticato nei testi e, come in antitesi, molto violento e quasi primitivo nelle musiche.
Black metal gelido e disperato che lascia filtrare pochi spiragli di luce ammantando, invece, il mondo di un velo nero ed aspro che si sparge tutto intorno.
L'aggressione strumentale (e vocale) viene mitigata, tuttavia, da una cura per il dettaglio di pregevolissima fattura: melodie evocative si innalzano, infatti, al cielo, cariche di immensità e di elegante respiro, improvvisi arpeggi accarezzano melliflui le nostre percezioni, atmosfere al limite dell'epico danno spessore, inevitabilmente, all'epos di un lavoro ispirato e profondo.
Molto più profondo di quello che traspare in superficie.
Sembra che la musica voglia seguire l'insegnamento del grande poeta marchigiano: dolore e disperazione, ma mai rassegnazione e rinuncia.
"L'infinita vanità del tutto" è sapiente mescolanza di varie sfaccettature del black metal che sa essere, contemporaneamente, misantropico e passionale, devastante e caldo, dissonante e poetico.
Un album ricco, per tanto, di chiaroscuri e traboccante talento da ogni passaggio, sia che il gruppo si tuffi in micidiali accelerazioni, sia che si fermi, invece, a contemplare l'infinito davanti ai propri occhi e ad omaggiarlo con riff semplicemente perfetti nel loro incessante intrecciarsi e sovrapporsi.
Musica, dunque, da assaporare con calma e con mentalità aperta, musica che non da punti di riferimento se non alcune soluzioni vicine ai
Dissection, musica, va da se, di valore.
Un valore da scoprire ed approfondire ascolto dopo ascolto per esserne avvolti e conquistati.
"L'infinita vanità del tutto" è una piccola gemma di purezza suprema.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?