Difficile riuscire a focalizzare bene a livello temporale un album che è pronto dal 2008, e che per sei anni è rimasto li ad aspettare il momento buono per uscire, solo che nel frattempo i Blood Red Fog sono diventati una vera e propria band e hanno registrato un altro full lenght
“Harvest” uscito un paio d’anni fa … Nonostante tutta questa “pappardella” biografica non c’è molto da dire in più per
“Death’s Wings” rispetto al suo predecessore/successore … Se prendiamo quest’album e il seguito
“Harvest" è evidente che stiamo ascoltando la stessa band, è evidente che il gruppo conosca a memoria tutta la discografia di
Burzum e non ha disdegnato di buttare un orecchio neanche su
Mutiilation e
Falkenbach giusto per aumentare il carico epico delle canzoni. E così quando le prime note dell’opener
“Blazing Star” prendono corpo siamo di colpo scaraventati tra fiordi innevati, foreste gelide e cavalcate epiche il tutto sorretto da ululati di burzumiana memoria che sono un colpo al cuore … ma a parte questo particolare la song scorre via semplice e liscia come l’acqua disciolta che scende dai ghiacciai, un gran freddo ma facilmente evitabile. Sulle stesse coordinate stilistiche si muovono le seguenti
“Black Hole Soul” con un riffing più freddo che mi ha riportato alla mente i Kampfar, con in più un vocione ricco di riverbero che crea una buona dose di malvagità, e
“Liberation” , niente di eccezionale per carità, anzi già sentito migliaia di volte, ma in questo caso è fatto con intelligenza e perizia.
“As Lightining From Heaven” non poteva che continuare su questa falsariga con in più un lungo solo che , lungi dall’essere una dimostrazione di perizia tecnica (tutt’altro) , riesce a infondere qualcosa di più al brano e lo arricchisce di un buon flavour epico vagamente medievaleggiante. La chiusura dell’album è affidata a
“Circle Of Resurrection” che con il solito screaming bestiale e le chitarre leggerine e freddissime disegnano melodie gelate. In finale possiamo dire che i tre album della discografia Blood Red Fog sono assolutamente intercambiabili per spessore artistico e proposta musicale, peccato che l’ispirazione sia sempre al risparmio e gli album finiscono per differenziarsi solo per copertine e produzione. Personalmente ritengo
"On Death's Wings" il migliore della loro discografia, ma stiamo parlando vermanete di dettagli. Troppo poco per distinguersi o emergere in un mercato asfittico e fortemente concorrenziale, ma assolutamente sufficienti ed efficaci per lasciar vagare libera la mente per una buona mezz’ora.
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