Sembra quasi impossibile ma la storia dei Monumentum è giunta alla conclusione, e questa non è certo una buona notizia perché stiamo parlando di una vera e propria cult band... Dai loro esordi (che risalgono a ben diciassette anni fa) ad oggi Rob Mammarella e compagni hanno pubblicato pochissime cose, vale a dire il demo "Musaeum hermeticum" (1989) e gli album "In absentia Christi" (1995) e "Ad nauseam" (2002), ma hanno sicuramente proposto musica di notevole spessore, molto lontana da qualsiasi trend e totalmente al di fuori delle regole di mercato. Vorrei dire subito che la carriera di questo gruppo non poteva finire in un modo migliore, difatti "Metastasi" è un disco bellissimo ed emozionante, caratterizzato da atmosfere oscure ma anche da momenti estremamente rilassanti. Le quattordici track incluse sono un mix tra vecchio e nuovo, nel senso che ci sono cinque pezzi mai pubblicati in precedenza, versioni rielaborate di canzoni già conosciute e anche alcune cover. In apertura troviamo "The Godfather", il rifacimento di un brano tratto dalla colonna sonora del film "Il Padrino" (originariamente composta da Nino Rota), e subito dopo l'ottima (e cupissima) "La noia nella casa del dolore", già apparsa all'interno di "In absentia Christi". La terza traccia è "Distance", una song contraddistinta da bellissime melodie e da un incedere quasi ipnotico (per l'occasione essa è stata remixata da S. Calzoni degli Act Noir...), mentre la quarta è "Windfall", un'eccellente cover dei Dead Can Dance. Si prosegue con le atmosfere calde e suadenti di "A tainted retrospective", con l'insolita e affascinante "Theme I" (cover degli Ain Soph) e con il ritual/dark-ambient ossessivo e claustrofobico di "Orthodoxia". Il pezzo successivo, intitolato "The colour of compassion", è stato cantato da Cornelius Brastad dei Solefald ed è forse uno dei più progressivi e particolari dell'intera release. Dopo di esso troviamo l'altrettanto interessante "Under monochrome rainbow", caratterizzato da vocals particolarmente sofferte e ispirate, e poi la cover dei Death SS "Black and violet". In chiusura ci sono "Last call for life" (l'opener di "AdN" rivista in chiave EBM), "Fade to grey" (grandiosa cover dei Visage cantata da Francesca Nicoli degli Ataraxia), "I stand nowhere" (un brano acustico molto bello e raffinato) e infine la morriconiana "A moment of silence for the blind universe", che chiude davvero alla grande il cd. Non mi rimane che consigliare questo lavoro a tutti i fan dei Monumentum e a coloro che non li hanno mai ascoltati e sono curiosi di conoscerli: i primi ne saranno entusiasti, ma credo proprio che gli altri si renderanno conto di aver scoperto (anche se con un po' di ritardo...) una band davvero unica.
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