Terzo capitolo del ciclo dedicato agli elementi naturali,
"Naturbål" (il falò della natura), nono album di lunga durata per
Vintersorg, è incentrato sul fuoco le cui caratteristiche e sfaccettature vengono elaborate ed interpretate nei nove brani di questo lavoro.
Musicalmente
Vintersorg si riallaccia al precedente
"Orkan", disco che mi aveva emozionato, dando vita ad un folk metal di qualità cristallina e squisito gusto melodico.
L'attenzione che
Andreas Hedlund e il fido
Mattias Marklund pongono nei dettagli delle loro composizioni è maniacale con il risultato che ogni singolo secondo di ogni singolo brano risulta perfettamente amalgamato con il resto donando, per tanto, alla musica un respiro ampio e complesso.
Se è vero che la base di
"Naturbål" è indubbiamente di matrice metal, spesso tendente al black in ricordo degli esordi di questo meraviglioso progetto, è altrettanto evidente che i cori, onnipresenti, gli inserti sinfonici ed il tocco folkloristico sono gli elementi essenziali e distintivi di un album che conferma l'unicità di un musicista che tanto ha dato alla scena del suo paese, la Svezia, e a tutto il movimento "estremo" in generale.
Tra melodie spesso carezzevoli e calde nel loro abbraccio, pregevoli assolo di chitarra sempre al posto giusto, intelligenti arrangiamenti di tastiera ed improvvise accelerazioni memori, come ricordato in precedenza, di un feroce passato mai completamente dimenticato, quello che risalta maggiormente è l'istrionica prova vocale di Andreas capace, con naturalezza disarmante, di alternare tutti gli stili che da sempre lo contraddistinguono e dando il meglio di se soprattutto nei cori, vero selling point dell'album.
Quando, poi, la magnifica voce di
Vintersorg si intreccia con quella femminile, come accade nel meraviglioso ritornello di
"Rymdens brinnande öar", a mio avviso il pezzo migliore del lotto, siamo nel campo della pura poesia.
Poesia nordica ovviamente.
E proprio il nord, la sua natura, le sue suggestioni vivono in
"Naturbål" e vengono riscaldati dal fuoco che permea il comparto lirico di un album che, pur non essendo il migliore di
Vintersorg, ma del resto sarebbe difficile pretenderlo dopo venti anni di grande musica, è certamente un lavoro di grande spessore ed una pietra di paragone da considerare quando si vorrà approcciare ad una materia sonora di questo tipo.
Comunque la pensiate, lunga vita a
Vintersorg ed alle sue suggestioni antiche e sognanti.
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