La storia degli australiani
Confession è talmente meravigliosa che vale la pena ribadirla anche in questa recensione, seguitemi che è spassosissima:
la band intera litiga furiosamente con il cantante
Crafter e decide di cacciarlo e giustamente, siccome sono ggggggiovani e moderni lo annunciano al modo tramite social network.
I geni in questione però non considerano che tale Crafter è titolare ed admin di tutti loro canali, al che cancella tutti gli altri membri, e ribaltando la situazione annuncia a tutti i fans che lui è ancora dentro, che presto cercherà altri compagni e che gli altri quattro stronzi sono fuori.
Tutto ciò è davvero fantastico ed ancora si sentono in lontananza le risate di scherno per quei 4 pezzenti che non avevano calcolato la cosa, si dice che anche Valerio Staffelli ne sia andato alla ricerca per consegnarli il tapiro d'oro versione canguro, ma probabilmente si sono suicidati in qualche deserto.
Siamo quindi giunti alla realizzazione del progetto di Crafter che, alla luce del risultato del nuovo "
Life and Death", possiamo considerare come autentico leader e deus ex machina dei Confession, dato il positivissimo riscontro che questo lavoro suscita: reclutati altri quattro musicisti, il combo australiano dà alla luce un buonissimo disco metalcore, metalcore di quello "serio", prima che tanti gruppini sbarbatini col look emo-frocetto alla
Tokio Hotel lo imbastardissero con i coretti alla
One Direction.
Qui non ci sono facili concessioni alla melodia (solo intelligenti inserimenti tastieristici o qualche coro più catchy, ma pochissima roba) e soprattutto non c'è uno straccio di voce pulita, il buon Crafter si devasta l'ugola dall'inizio alla fine, sia sui tempi più tirati sia su quelli più cadenzati e da mosh furioso, su cui eccellono le trame chitarristiche della nuova coppia
Russ / Lyndsay che dimostra un buon gusto non indifferente.
Nei trentadue minuti scarsi di "
Life and Death", che va a sfidare mostri sacri di minutaggio ridicolo come gli
Slayer o i
Deicide, c'è tutta la componente hardcore old school and straigh in your face, quella più moderna con stacchi violenti quasi di scuola brutal, il tutto condito con una vaga idea melodica di fondo, più sull'arrangiamento che sulle note vere e proprie, insomma i
Confession sono riusciti a fare veramente un bel lavoro, maturo, adulto, incazzato ed efficace.
Non solo, anche prodotto davvero a perfezione, grazie al lavorone di
Dan Castleman in California, che già aveva dimostrato il proprio lavoro con band come
As I Lay Dying ed
Impending Doom.
Adesso che sono importati anche in Europa dalla mai troppo lodata
Lifeforce sarebbe davvero un delitto non premiarli: date una chance a chi vi dimostra che il metalcore può essere suonato anche seriamente e con ottimi risultati.
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