Copertina 5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:63 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. ENTRANCE TO THE UNKNOWN
  2. DARK TRAVELLER
  3. VIOLET DREAMS
  4. ANCIENT TEARS
  5. MAELSTROM OF CONSCIOUSNESS
  6. RAIN MESSENGER
  7. PURPLE ROOM
  8. PART WAYS
  9. TURN SIDES
  10. WALL OF DOOM
  11. PASSER-BY
  12. LAVENDETH
  13. BURNING TREES
  14. BEAM OF LIGHT

Line up

  • John Gallo: all instruments

Voto medio utenti

John Gallow è il nome d'arte di John Gallo (fantasia portami via), un ragazzone di New York a cui sicuramente mancano certe sonorità doomeggianti anni 70/80. E allora che fa il nostro John? Si attrezza di ogni strumento e comincia suonare tutto da solo, cercando di costruire un album doom come piace a lui.
Il titolo del disco, Violet Dreams, richiama neanche troppo velatamente i lavori del nostro Paul Chain con cui ha diversi elementi in comune, non però la decadenza e la classe. Le canzoni che troviamo hanno una costruzione che potrei definire spartana, poco curata, sia per quanto riguarda i suoni, sia per quanto concerne gli arrangiamenti, qualcosa di voluto (?) che crea una certa atmosfera che apprezzo, i problemi sono altri. Prima di tutto la voce. Se in un genere "semplice" come questo la voce non cattura, non è maligna, acida, possente o epica, l'impalcatura del suono finisce per risentirne terribilmente, quando poi è palesemente stonata ed irritante comincia dare un po' fastidio. Altro problema evidente è l'eccessivo dilungarsi in pseudo-assoli di chitarra, basati sempre sugli stessi lick di pentatonica ripetuti, eseguiti con una padronanza discutibile e che finiscono per annoiare. Infine, la lunghezza del disco è davvero eccessiva. Dopo 6 pezzi e passata mezz'ora, do' un occhio alle tracce e vedo che sono 14, invoco la morte. Parlando seriamente, quanto è qui racchiuso prende spunto, oltre che dal già citato Paul Chain, dai grandi Pentagram (senza averne la magia), dai Candlemass (senza possederne la magnificenza), dai Black Widow (senza l'alone esoterico) e, ovviamente, dai Black Sabbath. Non proprio tutto è da buttare, qualche canzone, qualche episodio psychedelic-doom si apprezza, ma c'è davvero troppa roba qui dentro (e poco curata) e finisce inevitabilmente per diluire ed offuscare la piccola parte buona. Peccato perché l'artwork molto bello di Costin Chioreanu e il genere proposto mi attiravano molto ma il lavoro da fare per aggiustare la proposta di John Gallow è ancora molto, molto lungo. Inevitabilmente bocciato.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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