Ho letteralmente divorato
Art Bleeds alla sua uscita. Il debutto di questa band tarantino-milanese, ancora molto influenzata dai
Death, era uno dei dischi che tenevo sempre in macchina. Tecnico, melodico, intelligente, nervoso, un inizio che riempiva di grandi speranze per il crescendo del gruppo. Tanti anni sono passati, tanta strada è stata fatta, la line up cambiata ma, nonostante altri buonissimi dischi e diverse soddisfazioni che sono riusciti a togliersi, i Gory Blister hanno purtroppo raccolto meno di quanto meritassero. Inutile analizzare i motivi o lamentarsi, bisogna guardare avanti e dare sempre il massimo. Questi ragazzi lo sanno bene e si gettano con questo spirito in
The Fifth Fury, quinto capitolo sulla lunga distanza che introduce diverse variazioni sul tema.
Il nuovo album è meno grezzo, meno aggressivo e "nei denti" rispetto al buonissimo predecessore, parti tecniche e rabbia abbondano ma è anche intriso di splendide e leggere melodie oblique che appaiono qua e là tra la giungla di riff e bastonate che ci propinano. La bravura di
Raff alla sei corde è assodata, riconosciuta e percepibile continuamente in ogni partitura inventata e non solamente negli assoli, anzi, questi non sono mai fuori posto o troppo lunghi permettendo così ai brani di rimanere compatti e non perdersi in virtuosismi eccessivi. Si sono lasciati alle spalle l'ombra dei
Death, cercando un suono più personale ma, inevitabilmente qualche influenza di band "grossa" rimane, come è normale che sia. Su questo album in particolare, sento una marcata vena dei
Carcass in diversi brani, sia per il cantato vario ed aggressivo di
John St.John, sia per certi suoni che per quel leggero spunto "melodico" inserito tra gli intricati riff di cui parlavo poco fa. A questo proposito la
title track è eloquente, per voce, struttura ed ispirazione richiama innegabilmente la band di
Jeff Walker. Non un male, soprattutto perché il disco è molto vario e basta ascoltare le partiture tecniche avvolte da lievi accenni orchestrali su
Psycho Crave, l'inizio vagamente orientaleggiante di
Devouring Me o gli effetti di chitarra su
Prometheus Scars per rendersene conto. C'e sicuramente più atmosfera, con parti rallentate e riflessive, meno schizzoidi e brutali, vedi
Toxamine. È presente anche una canzone forse maggiormente legata al passato della band,
Grey Machinery, che fa davvero godere con il suo elaborato riff iniziale.
Si chiude con una sorpresa,
Heretic Infected Orchestra (piazzata come bonus track) è una composizione leggera, sognante, che all'improvviso si fa oscura, composta da soli strumenti classici, sicuramente sintetizzati, ma dall'ottimo effetto.
Per quanto riguarda la resa sonora, la produzione è ottima anche se un po' "meccanica" ed è apprezzabile la scelta di evidenziare il basso che, con un suono secco e pulito, alza spesso la voce facendosi sentire e ammirare. Il grande
Joe dietro le pelli non ha bisogno di numeri da circo, sappiamo bene quale grande batterista sia, sceglie allora un approccio più lineare e "quadrato", sempre sul pezzo, ma senza sovraccaricare i brani di colpi proibiti.
I
Gory Blister hanno confezionato un altro buonissimo disco ma, dovendo trovare un difetto, si sente che la spinta verso quel qualcosa di diverso di cui parlo nelle righe sopra non è ancora perfettamente amalgamata con il loro "classico" tech-death da sbarco, ci manca davvero poco.
Che la furia si abbatta su di noi!