Il 1989 è un anno cruciale per le sorti dell'heavy rock melodico e dell'aor, pieno zeppo di uscite clamorose e fine di un'era che non sarà mai più replicata. Ed i
Danger Danger furono tra le migliori sensazioni di quella stagione e gli ultimi in ordine cronologico a tenere alta la bandiera del suono early
Bon Jovi, ma comunque con una spiccata personalità.
Questo grazie anche alla navigata esperienza di alcuni dei suoi componenti, a cominciare dal bassista
Bruno Ravel che sin dal 1985 suona in tour nella backing band di
Michael Bolton e, subito dopo, riceve un'offerta dai
White Lion. Ma
Vito Bratta pare non conceda abbastanza spazio alle idee di Bruno, quindi passa ai
Talas in sostituzione del funambolico
Billy Sheehan, ma anche in questo caso i rapporti non funzionano e così decide di riallacciare i rapporti con il batterista
Steve West. I due scrivono insieme del materiale e formano appunto i Danger Danger, proprio mentre entrano in formazione anche il tastierista
Kasey Smith e il cantante
Ted Poley, già affermato sul primo album dei
Prophet, un magnifico affresco stile
Kansas. Mentre l'iniziale chitarrista è
Tony Ray che suona contemporaneamente anche nei
Saraya. La
Imagine vede nei Danger Danger un grosso potenziale e li affida alle cure di due grossi produttori come
Lance Quinn e
Mike Stone, e così entrano in studio per registrare "
Danger Danger", album che non sarà mai più replicato nella loro discografia, visto che già a partire da "
Screw It!" fioccarono le critiche di un eccessivo formalismo, per poi essere rivalutato sulla distanza.
L'inizio è affidato all'hit single "
Naughty Naughty" che fila via sul perfetto connubio chitarre/tastiere ed un coro che esplode sorretto dal magnifico lavoro di Ravel che fa pulsare il basso. "
Under The Gun" apre con uno stacco sognante degno dei Prophet di "
Cycle Of The Moon" per poi modularsi in un meraviglioso up tempo condito da un grande assolo di chitarra. "
Saturday Night" è puro hard rock un po' alla
Sammy Hagar con il suo riff perentorio e sprigiona tutto l'edonismo tipico degli eighties, mentre "
Bang Bang" chiude il lato in pieno
Aviator style. "
Rock America" è un altro potenziale hit single sempre giocato tra Bon Jovi ed Aviator, con un refrain stellare come si addice al titolo.
"
Boys Will Be Boys" con il suo chitarrismo acceso avvicina i Danger Danger ai
Black 'N' Blue a base di metal californiano, mentre "
One Step From Paradise" è la ballad di turno per una personalissima rilettura di Bon Jovi. Con "
Feels Like Love" si entra in territori puramente aor e westcostiani, prima che "
Live It Up" riporti il disco su lidi più 'solidi' con un boogie sfrenato.
"Danger Danger", inutile ribadirlo, è considerato l'ennesimo classico targato eighties.
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