Il drummer fondatore dei gloriosissimi
Shy si ripresenta al pubblico in questo 2014 con un disco di tutto rispetto, circondato da vecchi e nuovi amici che un paio di paroline nel mondo hard rock/AOR le hanno dette, come Shawn Pelata, Dave Martin e Roy Davis.
Con queste premesse, scommetto che un occhio al voto vi deve aver fatto storcere il naso, vero?
Beh, la sufficienza è raggiunta, ma nonostante i ripetuti ascolti è un disco che non convince. Momenti cattivi e più riflessivi si alternano. Ma mentre i primi sono sporadici e decisamente più riusciti, i secondi risultano anonimi e spompati, nonostante il tentativo di ricercare soluzioni melodiche accattivanti. Il ricorso al mid-tempo diventa così ridondante, noioso e pur in mezzo a tanta immensa classe strumentale, tradotta in arrangiamenti da leccarsi i baffi, delle canzoni rimane ben poco in testa e nel cuore.
Certo, qualche capitolo degno di nota c’è: la title-track,
Say Some Lies, You Lie e
Angels Fly su tutte. Ma è davvero troppo poco per quello che questi nomi sono stati in grado di darci nel passato.
Un’ultima curiosità, carpita nei meandri del web: il monicker della band,
7HY, non ricorda forse quello della band originaria? Eh già…sostituite “7” con “S” ed ecco comparire
SHY…magia!
Gli Shy però, con tutta probabilità, se ne sono andati insieme al grande
Steve Harris…e nessuno li riporterà indietro. Tra il materiale della band e quello prodotto da Alan Kelly, purtroppo, c’è un abisso.
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