Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2014
Durata:62 min.
Etichetta:Sony Music Entertainment

Tracklist

  1. DRAGONAUT
  2. REDEEMER OF SOULS
  3. HALLS OF VALHALLA
  4. SWORD OF DAMOCLES
  5. MARCH OF THE DAMNED
  6. DOWN IN FLAMES
  7. HELL & BACK
  8. COLD BLOODED
  9. METALIZER
  10. CROSSFIRE
  11. SECRETS OF THE DEAD
  12. BATTLE CRY
  13. BEGINNING OF THE END

Line up

  • Ian Hill: bass
  • Rob Halford: vocals
  • Glenn Tipton: guitars
  • Scott Travis: drums
  • Richie Faulkner: guitars

Voto medio utenti

Calcio: Bayern Monaco.
Tennis: Andrè Agassi.
Automobili: Fiat Uno.
Bevande: Birra.

Heavy Metal: JUDAS PRIEST.

Proprio così. Magari mi piacciono di più Metallica, Iron Maiden o che ne so, Helloween, ma se penso a heavy metal la prima band che a mio avviso incarna a perfezione questi due termini è quella di Tipton, Halford...e KK che non c'è più :(

La colpa di questa ennesima delusione non è certo dovuta a Richie Faulkner che lo ha sostituito, per chi vi scrive l'ultimo capitolo degno (e che dignità, un totale capolavoro!!!) è "Painkiller", uscito ben 24 anni fa, praticamente un'intera generazione.

Dopo quello, la parentesi INDEGNA col povero Ripper alla voce, costretto a cantare su pezzi di cui Tipton e soci dovrebbero vergognarsi di qui alla morte, e due album dopo il comeback di cui salvo qualche pezzo qua e là, come la magnifica ed imperiale "Lochness", uno dei brani più drammatici e riusciti mai incisi dai Priest.

"Redeemer of Souls" è un disco tutto diverso, molto più anni '80, diretto, senza fronzoli, efficace sebbene spesso sin troppo semplice e scolastico ma onestamente, giunti a questo punto di una carriera che ormai sta volgendo definitivamente al termine, un disco alla "Redeemer of Souls" è tutto quello che avrei voluto sentire dai Judas Priest 2014.

AVREI voluto sentire.
E ora mi incazzo.


Con i Priest, che dopo QUARANTA anni di onorata carriera, 75 mila dischi suonati ed altrettanti ascoltati, hanno avallato questo scandalo, con la Sony che invece di adottare strategie commerciali degne del 1980 e ridicole protezioni anti pirateria dovrebbe interferire, in caso, maggiormente nell'immettere qualità nei propri investimenti e difendere i diritti del consumatore, oppure direttamente con Mike Exeter che, o costretto da non so quale ricatto o per volontà propria, è riuscito ad affibbiare una produzione a questo disco che...che non ho idea di come ci sia riuscito, nemmeno una band liceale di inizio anni '90, quando non c'erano nemmeno i primi PC home computer e Cubase a darti una vaghissima mano, sarebbe riuscita a fare peggio.

Secondo il sottoscritto questo disco (al contrario di qualche collega che lo ritiene vergognoso anche a livello musicale) conterrebbe dei brani più che decenti, alcuni addirittura molto buoni, ed anche le anteprime che avevano inorridito buona parte degli addetti ai lavori come la title track o "March of the Damned" tutto sommato non mi erano dispiaciute, anzi in più di una occasione mi sono ritrovato a canticchiare "redeeeemer of soooouls" o la quasi FM "Down in Flames"; certo, qualche porcatella o qualche punto debole c'è, d'altronde stiamo comunque parlando di un disco di conclusione carriera, e quindi "Dragonaut" (che scelta pessima metterla come opener...anche qui, porca miseria, ma ce le avete le orecchie?), la rockeggiante ed inoffensiva "Crossfire" e "Hell & Back" si segnalano per la loro pochezza ma in finale danno poco fastidio... MA NON SI PUO', nel 2014, proporre una produzione piatta, moscia, super compressa come questa.

Ma Exeter, figliolo mio, ma possibile che tu sappia fare così male il tuo lavoro?
Hai collaborato con Black Sabbath/Heaven & Hell, Ian Gillan, Cradle of Filth (vabbè...), possibile che tu non abbia imparato nulla? Possibile che tu abbia subito così passivamente malsane scelte altrui?

Rendetevi conto, questo è un disco che potete tranquillamente ascoltare dalle microscopiche casse di un portatile di fascia economica, anzi probabilmente si sente meglio lì che su uno stereo decente, e questo ve lo dice NON un audiofilo, tutt'altro, ma credetemi che ci troviamo veramente di fronte ad un PECCATO ENORME, questo poteva essere un disco di commiato più che presentabile, senza sperticarsi in lodi ma in ogni caso degno del loro nome, ed invece dei signori da 50 anni nel mondo della musica, insieme a produttori, assistenti, dirigenti, manager e chissà quant'altro non sono riusciti, MANCO UNO TRA QUESTI, a dire "ragazzi, c'è da rifare tutto daccapo perchè sto disco suona di merda".

Punto.
Probabilmente gli unici a cui piacerà il sound di questo "Redeemer of Souls" saranno Steve Harris e Yngwie Malmsteen, non a caso gli altri due produttori di ciofeche inascoltabili come, tra gli altri, "The X Factor" o "War to End All Wars" che rappresentano il manifesto della lega a favore della sordità umana.

Il secondo aspetto, su cui però volutamente non voglio soffermarmi più di tanto perchè mi mette tristezza (e non sono ironico, anzi) è la prestazione di Rob Halford che poverino dimostra tutti i suoi 63 anni, persino in studio, denotando chiaramente che non ce la fa più nonostante i numerosi aiutini digitali e dovuti a chissà quanti takes. Ovviamente, pure nei suoi confronti, la produzione non viene affatto incontro, mettendo in luce le insicurezze anzichè nasconderle e viceversa con le cose migliori. Rinuncio a capire il perchè di tanta scelleratezza.

Basta ascoltare "Battle Cry", che pure è un buon pezzo, per rendersi conto quanto sia avvilente e triste lo scorrere del tempo :(

Dopo tanto rimuginare ed imprecazioni verso Exeter, Tipton e chiunque altro abbia partecipato al consulto, affibbio comunque nell'insieme una sufficienza stiracchiata a questo disco, che tra i già citati hilights e "Halls of Valhalla", "Secrets of the Dead", "Cold Blooded" (la migliore?) e la malinconica ballad finale "Beginning of the End" (vero epitaffio della carriera dei Priest? ascoltandola con questo pensiero in mente e sussurrandone il testo vien giù una lacrima, non ve lo nascondo...) sa regalare buoni momenti ma che, non mi stancherò mai di ripeterlo, con un Martin Birch (ma anche meno eh, non ci vuole un genio...) ed un equipaggiamento di 30 anni fa avrebbe suonato DAVVERO in maniera assai diversa, restituendo un risultato finale pesantemente migliore.

Musicalmente è anni luce davanti l'accoppiata dell'abominio "Jugulator/Demolition" e superiore persino agli ultimi due lavori, un disco "semplice" che potrà regalarvi buone emozioni se avete amato e amate ancora i Priest di metà anni '80...ricordandovi sempre che probabilmente, o per fortuna a seconda dei punti di vista, sono le ultime.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 31 mar 2024 alle 19:16

Commento molto in ritardo....a me piace. Certo, c'è qualche pezzo sottotono, ma nel complesso buono. Per me, 7. Troppo buono?

Inserito il 16 lug 2014 alle 10:27

Non ho mai avuto un debole per loro anche se apprezzo particolarmente la loro coerenza a livello di songwriting.

Inserito il 12 lug 2014 alle 12:31

Pensavo moooolto peggio, album quasi discreto tenendo conto che gli anni passano per tutti. O la smetti o non puoi continuare a sfornare grandi album. Azzardo un 7!

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