Copertina 5,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2004
Durata:56 min.
Etichetta:Arise
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. INTRO
  2. ILLUSIONS
  3. RIDING ALONE
  4. DANCE OF SOULS
  5. INFINITY
  6. KELTIA
  7. FANTASY OR REALITY
  8. NO MORE TEARS
  9. BY MY OWN SIGHT
  10. ONE REASON TO LIVE
  11. LULLABY
  12. SOMEWHERE IN THE PAST
  13. TOUCH THE SKY

Line up

  • Nacho Ruiz: vocals
  • Mamen Castaño: vocals
  • Jose Garrido: guitars
  • Alberto Avilés: guitars
  • Luisma Hernandez: bass
  • Rosalva Alonso: keyboards
  • Javi Díez: keyboards
  • Nacho Arriaga: drums

Voto medio utenti

Gli spagnoli Arwen si ripresentano con una formazione leggermente rimaneggiata, ma che si è mantenuta nutrita, composta com'è da ben otto musicisti e caratterizzata non solo dalla presenza di due vocalist (il classico binomio maschile e femminile), ma sopratutto da quella di due tastieristi.
Sono passati due anni dal debutto "Memories of a Dream" ed anche "Illusions" esce per la Arise Records. Non vi troviamo errori marchiani, e la coppia Nacho Ruiz e Mamen Castaño non dà origine a dei disastri, piuttosto i problemi risiedono nella composizione ed in una resa sonora che si rivelano banali ed incolori.
Una produzione fin troppo leggera (vedi ad esempio "Riding Alone", la comunque discreta e conclusiva "Touch The Sky" o la pretenziosa "Keltia") non va certo a favore del gruppo, che non riesce ad essere convincente nemmeno quando cerca di incattivirsi, come avviene su "Dance of Souls", "Infinity" e "No More Tears", dove le parti vocali aggressive suonano davvero forzate e poco convincenti.
Al secondo album gli Arwen non sembrano aver ancora definito una propria identità, certo è evidente come si collochino in quel limbo tra il power melodico, il metal neoclassico e quello di stampo progressivo, tra gli Angra ed i Dream Theater, dove già vivacchia una moltitudine di altri gruppi. Purtroppo diversi tra questi sono stati in grado di realizzare lavori per lo meno scorrevoli, gli Arwen no. All'ascolto di "Illusions" è difficile scrollarsi di dosso una fastidiosa sensazione di forzatura... troppa carne al fuoco, troppe le direzioni intraprese, magari anche troppi i musicisti coinvolti... ed alla fine quello di cui si avverte la mancanza è un filo comune.
Non mi avevano convinto del tutto con il loro debutto, ed ora, nonostante qualche innegabile, ma ininfluente, miglioramento, non ci riescono nuovamente. E non hanno più la scusante di essere all'esordio discografico.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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