Ascolti “Pornstar for president” ed inevitabilmente finiscono per materializzarsi nella memoria vorticose immagini del
Sunset Strip, per anni fulcro indiscusso del divertimento, del vizio e dello spettacolo
rock n’ rollistico.
Ascolti “Pornstar for president” e, assieme a quel conturbante universo che (purtroppo o per fortuna, secondo i punti di vista …) molti degli appassionati del genere hanno vissuto solo di “riflesso”, si palesano pure nitide effigi sonore di Ratt, Motley Crue, L. A. Guns, Poison, Guns n’ Roses e Faster Pussycat.
Se ti chiami
Eyes N' Lips, sei una
band di Milano e suoni
street-metal nell’
anno del Signore 2014, l’idea stessa che il tuo primo
album sia in grado di evocare così bene la
golden era del genere dovrebbe lusingarti e gratificarti, ma il rischio più grosso in situazioni come queste è che dopo un iniziale indulgente contatto, il
fan sia poi indotto a recuperare qualcuno di quegli eroi “originali” della scena, esponendo fatalmente la “copia” all’onta del classico dimenticatoio.
Un “pericolo” che gente come Hardcore Superstar, Crashdïet, Reckless Love e Vains of Jenna ha saputo affrontare e scongiurare con la forza dell’attitudine e della freschezza e che i nostri meneghini stanno cercando di contrastare con le medesime armi, sebbene al momento non ancora completamente “letali”.
Il tutto si condensa verosimilmente in un problema d’immaturità, inserito nondimeno in un contesto di sintomatica vocazione, capace d’impregnare un approccio compositivo e interpretativo abbastanza intrigante e disinvolto, un po’ claudicante in certi frangenti eppure complessivamente non lontanissimo dal “bersaglio grosso”.
In un programma zeppo di gradevoli
cliché, “Jack and Daniel”, “Fuckin' obsessive”, la sguaiata
title-track del disco e “Bring me to your paradise” interpretano al meglio le potenzialità espressive degli Eyes N' Lips, mentre “Soldier of love” sfodera una struttura
anthemica importante che malauguratamente perde d’incisività lungo la strada, “With you” attrae e respinge con un senso del melodrammatico fin troppo
kitsch, “Come away, come away with me”, “Desire and curiosity” e la Poison-
esque “Day after day” non istigano altro che vividi
deja-vu e una forma piuttosto effimera di simpatia e “Rock your love” offre spunti armonici appetibili, risolti, però, in maniera eccessivamente posticcia e approssimativa.
In estrema sintesi, qualche buona premessa e parecchio lavoro ancora da fare …
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