Ben sette gli anni di oblio che hanno separato i
Veni Domine dei fratelli
Weinesjo dal mediocre "
Tongues" all'attuale "
Light", disco di ritorno sotto l'egida della
Massacre, etichetta tedesca che anno dopo anno sta faticosamente risalendo la china dopo aver perso il "treno" di metà anni 2000 con una serie di uscite discutibili.
Così come discutibile è stata la seconda parte di carriera dei Veni Domine, che hanno perso la magia di cui erano dotati con "
23:59", un disco assai pretenzioso ed oberato di significati che dal 2002 li ha assai nascosti, anche a causa del successivo "
The Album of Labour" ed il già citato "
Tongues" che proprio non hanno funzionato.
Ed è un piacere sempre riascoltare la meravigliosa voce di
Fredrik Ohlsson, oggi chiamato
Sjoholm per non so quale motivo ma per me sarà sempre Ohlsson (il cantante di "
Total Level of Destruction" degli
ZOIC <3), specie se finalmente torna a cantare su un disco valido, nuovamente incentrato su un doom progressivo di eccellente fattura.
Fanno parte di questa rediviva avventura lo sconosciuto
Klas Pettersson al basso e specialmente
Olov Andersson, il nerboruto e barbuto tastierista del primo disco dei
Golden Resurrection di
Christian Liljegren, che quando si chiamava ancora
Rivel (da sposato) peraltro produsse il sopracitato "
The Album of Labour" nel 2004.
Senza scomodare i capolavori del passato, "
Material Sanctuary" del 1994 proprio su Massacre Records, e specialmente il primo epocale "
Fall Babylon Fall" del 1991, c'è da dire che "Light" è un disco più che degno e certamente più valido della media dei lavori della seconda parte della carriera dei
Veni Domine, sebbene prenda le distanze in maniera netta dalla componente più strettamente metal: difficile, quasi impossibile, riuscire ad imbattersi in poderosi ed imponenti riffs come in passato, oggi decisamente più docili ed incentrati su un soffuso contorno.
Certamente dato il genere, assai ricercato e tortuoso e per di più di matrice cristiana, i Veni Domine rimarranno per tutta la loro vita in una strettissima nicchia di appassionati, ma "Light" è un signor disco di un'eleganza unica e di grande atmosfera: il paragone sarà sempre quello di tutta la loro carriera, anzi lo slogan presente in ogni loro bio-sheet "
Fates Warning meets Candlemass" ma spero che a questo punto saprete da soli che dietro la musica e la storia dei Veni Domine c'è ben altro.
Quasi come a sapere che, chissà, probabilmente non ci sarà un futuro, i nostri chiudono con la reincisione del classico "
Oh Great City", penultimo brano di "Fall Babylon Fall":
Fallen Fallen Is Babylon The Great
She Has Become A Home For Demons
For All The Nations Drank Of Her Poisonous Wine
The Wine Of Her Adulteries
L'epicità che trasuda dalla musica dei fratelli Weinesjo certamente non è per tutti, ma sarebbe un crimine lasciarla passare così inosservata.
Se vi piace il progressive più etereo e le atmosfere dilatate ed oniriche del doom metal più sinuoso, "
Light" è il disco che attendevate da ben più di 7 lunghi anni... al contrario, delle sferragliate candlemassiane qui non v'è traccia, è bene saperlo.