Copertina 4

Info

Anno di uscita:2004
Durata:51 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. NEVER LET ME GO
  2. ANGELINE
  3. I SAW
  4. FINISH WHAT YOU STARTED
  5. WHY DID YOU COME BACK
  6. ADDICTION
  7. THIS IS MY LIFE
  8. LEAVING TONIGHT
  9. BREATHE
  10. YOU ARE MINE

Line up

  • Gary Barden: vocals
  • Don Airey: keyboards
  • Michael Voss: guitars
  • Marco Minnemann: drums
  • Andreas Broon: bass, backing vocals
  • Tommy Denander: guitar

Voto medio utenti

Non capisco: eppure i 3 precedenti album dei Silver erano belli! Qualcuno mi spieghi cosa è successo! Facciamo finta che su questo disco non suonino Gary Barden (MSG, Statetrooper, Praying Mantis), Michael Voss (Casanova, Mad Max, Demon Drive, Bonfire), e Don Airey (Deep Purple, Ozzy Osbourne, Gary Moore, Whitesnake) e fingiamo che Tommy Denander (Radioactive) non sia l’esecutore dell’assolo di chitarra in “Addiction”: cosa rimane di quest’album? Nulla se non una manciata di canzoni scadenti che sembrano uscite da un brutto album di David Bowie. La geniale trovata di inserire una vocalist femminile che sproloquia qui e là contribuisce creare quell’indefinito senso di fastidio che questi 51 minuti (troppi davvero!) provocano nei padiglioni auricolari dello sfortunato ascoltatore.
D’accordo i blasonati sciagurati suonano bene e la produzione è buona e la line-up farebbe gola a chiunque e, come ho già detto, gli album precedenti promettevano bene ma perché rovinare tutto con un song-writing del genere?
Oltretutto le pecche tecniche non mancano, vedi Barden che si strangola senza motivo mentre esegue “Why Did You Come Back” o la vocalist che si improvvisa versione scialba di Tarja Turunen in “This Is My Life”; e ancora, un brano come “Leaving Tonight” sarebbe imperdonabile per chiunque, a maggior ragione non si può perdonare ai Silver. E per quale motivo, poi, farci venire il mal umore con la cupa e deprimente “Breathe”? “Addiction” e “This Is My Life” ospitano degli ottimi passaggi di tastiera, ma che Airey sappia suonare non è una novità e non giustifica un flop come questo. Il dubbio è che Barden e compagnia abbiano partecipato a troppi progetti diversi e che si siano seduti sugli allori dopo aver riscosso troppi successi. Speriamo in bene per il futuro…
Recensione a cura di Elena Mascaro

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