I
6th Counted Murder sono una band milanese, formatasi nel 2011 e stabilizzatasi, dopo qualche cambiamento di line-up, nel 2012. Solamente un anno dopo esce questo album di debutto, ma non fatevi ingannare dalla stringatezza dei tempi, i musicisti che compongono il gruppo sono navigati e hanno affrontato la dura gavetta underground prima di arrivare ad immettere sul mercato questo full-lenght. Il genere proposto dal combo lombardo è complesso da descrivere, non date adito a coloro che classificano banalmente questo genere come death-thrash, perché c'è molto di più al suo interno. Ci sono sicuramente contaminazioni e riferimenti ad alcuni capisaldi del genere, come i
Death od i
Sadus, ma poi si va oltre, accedendo al regno del metal classico, dove si possono richiamare
Iron Maiden,
Saxon o
Megadeth, passando per lo swedish melodic/death,
In Flames e
Dark Tranquillity, arrivando a definire un sound personale, imperniato sulla tecnica e indubbiamente sul cuore. È dunque un excursus dal tradizionale al moderno quello che ci viene proposto dai
6th Counted Murder, ovvero
Luca Luppolo, al microfono per dispensare cattiveria attraverso il proprio growl misurato, la coppia di chitarristi,
Andrea P. Moretti e Marzio Corona, abili a ricamare riff graffianti e melodie d'altri tempi in un giusto connubio di aggressività e musicalità,
Alessandro Ferraris al basso, autore di una bella prova durante tutto lo scorrere del disco, e dulcis in fundo
Gianluca D’Andria, nel ruolo di schiacciasassi dietro le pelli.
Da sottolineare, ancor prima di passare al succo dell'album, che il prodotto finale è lodevole, dettagliato in ogni sua parte, dal songwriting all'esecuzione dei pezzi, unica piccola pecca è rappresentata dalla produzione, dettaglio comunque trascurabile al fine della valutazione del full-lenght, ma che pesa in riferimento alla qualità dell'ascolto. Spostandoci sul versante puramente descrittivo, si ha in mano un disco ben confezionato, dall'artwork accattivante e contenente dieci tracce di grande varietà stilistica. La strada dell'assassinio è aperta da
"Dark Room", titolo già di per sé opprimente ed oscuro, con influssi doom, un notevole intreccio di chitarre e basso, che entra appieno nella tradizione del death proverbiale. La seguente
"Heaven Kills" cambia già registro e porta maggiormente in territorio più swedish melodic, mentre la terza "Grave" si nutre di influenze thrash con una bella prestazione della coppia di axeman. La successiva
"Dead Man Talking" è uno degli highlight di questo self-titled album, con un inizio dirompente e di classe, ispirato al metal d'annata, e un testo veramente degno di nota che immerge direttamente l'ascoltatore in un incubo di sofferenza.
"Evil Mode" è un altro pezzo eterogeneo, che può riallacciarsi allo sweadish melodic ma anche al metallo di più moderna accezione.
"Remember Your Story", introdotta da una melodia acustica, ha un tono evocativo e in questo caso, piuttosto che in altri, si è sicuri che una produzione più imponente avrebbe contribuito non poco al compimento totale del disco.
"Sleepless Night" ha come protagonista il drummer, che si infiamma su una trama che strizza l'occhio al thrash con uno sprazzo anche di
Grave Digger.
"Rejection" affonda le proprie radici nell'heavy classico, mentre
"Road To Nowhere" ricorda il metallo statunitense di vaga matrice testamentiana.
"Memories" chiude questo
"6th Counted Murder" richiamando ancora una volta grandi band thrash come
Testament e
Slayer, piazzando un bel colpo nel tramonto del disco.
In conclusione, la band milanese è riuscita a produrre un buon album di debutto, vario ed ispirato. Aspettiamo un secondo capitolo con una produzione in maggior misura degna del livello del songwriting e invitiamo tutti gli amanti del death, thrash e metal classico ad ascoltare questo
"6th Counted Murder". Ci ritroveremo sulla prossima scena del crimine!
Heaven Kills
Road to Nowhere