Dopo averli scoperti in occasione di "Food for Thoughts" e averli visti dal vivo, era un po' che aspettavo i
MainPain alle prese con il loro nuovo parto discografico.
Purtroppo "The Empirical Shape of Pain" ha avuto un travaglio non particolarmente agevole, ma ora che è finalmente disponibile ci riconsegna una formazione in buona forma e in grado di dare vita a un nutrito lotto di valide canzoni.
Lo stile è sempre quello che li caratterizza sin dagli esordi, un robusto Heavy Metal
ottantiano che guarda tanto alla più classica N.W.O.N.H.M. quanto alla scena Power Speed Made in U.S.A., nel caso tra Metal Church, Iced Earth, Liege Lord e Sanctuary.
Brani più immediati, compatti e altri più articolati e strutturati si alternano e riescono a dare corpo a un album che non annoia e che riesce a catturare l'attenzione e i consensi dell'ascoltatore.
Un risultato al quale hanno contribuito le scudisciate di Dave Valli e Paolo Raffaello, la solidità delle ritmiche di Daniele Tamborini e GianMarco Bonenti, la voce calda e vibrante di Ronnie Borgese, e probabilmente anche l'aver potuto rodare nel tempo alcuni dei brani, come ad esempio "Cleopatra" o la ruvida "Reflex of Events" che ricordo di aver già "testato dal vivo".
Quelli appena citati sono due degli episodi più interessanti dell'album, tuttavia per indicare una composizione che si erga dalla tracklist, dobbiamo sicuramente volgere lo sguardo a "Wake Up the Sleeping Giant", e non solo per la sua durata (superiore ai dodici minuti) ma soprattutto nel rivelarsi una possente cavalcata metallica tra gli Iron Maiden e i Metal Church del periodo con Howe.
Davvero bravi ma, sembrerebbe, non particolarmente fortunati.
Mi auguro che da ora in avanti possano dar maggior continuità al proprio percorso musicale.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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