Dopo aver accorciato monicker da
The Brimstone Solar Radiation Band al più pratico
Brimstone, torna il four-piece norvegese, con un album a cavallo tra prog e stoner, ma dalle sonorità prepotentemente
seventies, dagli arrangiamenti alla produzione, volutamente
rough e dalla suggestione live.
"
Mannsverk" apre con una "
A Norwegian Requiem" scritta sulle parole del mio amato poeta irlandese W.B.Yeats, per dare il via ad un viaggio sonoro estremamente affascinante, condito da strumenti vari, dal moog ai fiati dolci, dalla marimba a varie percussioni, il tutto ovviamente ben appoggiato sulla solida base costruita dagli strumenti principali.
Non v'è dubbio alcuno che i Brimstone conoscano quel mondo musicale alla perfezione, ed è altrettanto evidente che la resa sonora di "Mannsverk" sia decisamente accattivante, se si amano certe sonorità. Per farla breve, insomma, questo è di sicuro un disco interessante, pieno zeppo di songs suggestive ed accattivanti, ma deve piacere. Deve piacere quel prog anni '70, deve piacere la ricerca del suono, la tecnica asservita alla forma canzone, un vocalist che usa il suo strumento esattamente come gli altri, senza velleità da primadonna. A me non dispiacciono affatto, anzi, ma mai come in questi casi il consiglio è di servirsi dei tanti mezzi messi a disposizione, per farsi un'idea di come suonano i Brimstone.
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