In un ambiente maschile e, spesso, maschilista come quello della musica metal, fa sempre un certo effetto parlare di un gruppo totalmente al femminile.
Se poi, come nel caso delle
Mortals, parliamo di una band estrema che incide per la
Relapse Records, la curiosità aumenta.
Chiariamo subito una cosa a scanso di equivoci.
Le tre ragazze americane, di Brooklyn, sono musicisti (al maschile) tecnicamente preparati, con buona esperienza alle spalle e completamente coinvolte in quello che fanno.
Quindi, nessuna trovata pubblicitaria e nessuna operazione di semplice "immagine" come, troppo spesso, accade quando abbiamo a che fare con il gentil sesso.
"Cursed to See the Future", secondo disco della band, segna una evoluzione rispetto agli esordi: da una proposta ascrivibile, a quanto leggo nella bio, ad un contesto punk/hardcore, le
Mortals sono passate ad uno sporco mix di sludge metal e black di scuola europea, creando un suono duro, asfissiante e violento.
Per darvi un po' di coordinate, immaginate gli
High on Fire che duettino con i
Darkthrone, aggiungete un approccio comunque di scuola hardcore ed avrete una idea del suono di questo album.
Va da se, visto il genere, che
"Cursed to See the Future" sia un disco monolitico, molto pesante da digerire e povero di variazioni. Nonostante questi limiti, come detto intrinseci nel genere, le Mortals ci sanno fare e, nel corso di sei brani spesso sopra i 9 minuti di durata, ci conducono nel loro mondo musicale fatto di scream abrasivo della bravissima
Lesley, di drumming preciso e fantasioso della preparatissima
Caryn e di dissonanti pattern chitarristici, ora lenti e sulfurei, ora "nordici" nel loro gelo, di
Elizabeth che completano il quadro di un album piuttosto interessante nel suo marciume.
Le
Mortals non sono le prime ad unire Black Metal e Sludge, ma la loro commistione è ben fatta e la loro musica valida nel suo essere intransigente e priva di qualunque facile concessione alla melodia.
Certamente da supportare.
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