Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Artic Music Group

Tracklist

  1. WHEN THE GHOULS FEED
  2. DEN OF WOLVES
  3. I AM DESTROYER
  4. THROUGH THE GATES (THEY COME FOR ME)
  5. DEATH WHORES
  6. UNDER TYRANNY'S HAMMER
  7. WHERE ARE THE DEMONS
  8. BENEATH THE MOUNTAINS OF THE SCORPION

Line up

  • Carl "Lord Necron" Snyder: guitars
  • Vladibeer Reebs: vocals
  • Trans Am: bass
  • Dennis Sanders: drums

Voto medio utenti

Ci sono stati diversi sconvolgimenti in casa HOD negli ultimi cinque anni. La band black-death texana ha infatti perso per strada Bjorn Haga, fondatore ed eminenza grigia dell'underground black americano con una carriera partita addirittura nel lontano 1987. Non è l'unico componente ad aver abbandonato la nave, anche Derek Rivers ha telato e, alla vigilia dell'uscita dei questo secondo capitolo, le perplessità erano diverse, anche perché nel frattempo è cresciuta attenzione attorno a questa formazione.

Timori che si rivelano infondati, il nuovo Book Of The Worm è addirittura migliore del suo predecessore, niente da segnare sul calendario, ma un disco sicuramente piacevole, ben suonato e con una marea di riff da scoprire. La proposta degli HOD, come detto, è un black-death che mescola idealmente Darkthrone, Deicide e Dissection, naturalmente con le dovute proporzioni e con la consapevolezza che siamo nel 2014, segli States. Non per essere prevenuto ma i problemini che ha questo Book Of The Worm sono quelli che affliggono il 90% delle produzioni black statunitensi: manca atmosfera, manca il senso di male. Gli HOD probabilmente ne sono consci e puntano su una grande varietà di riff, esaltati da una produzione pulitissima, che si succedono in modo frequente mantenendo le canzoni vive ed evitando che si presenti la noia. Certo, il tutto è abbastanza mono-dimensionale, sia come velocità che come risorse utilizzate, però ci si diverte nell'ascolto e capita di pigiare nuovamente play dopo qualche tempo. Il cantato è incisivo, sporco, abrasivo e in generale davvero adatto alla proposta, andandosi a mescolare bene al lavoro delle chitarre e ad una presenza del basso piuttosto evidente che non si risparmia qualche primo piano. Chi delude totalmente è la batteria. Non mi riferisco alla prestazione del drummer (difficile da decifrare) ma all'insulso suono scelto, davvero secchissimo, triggerato, privo di spessore che rende tutto ulteriormente asettico privando il disco di quell'atmosfera malsana di cui parlavo qualche riga addietro.

Un ascolto glielo potete dare senza pentirvene, saranno 40 minuti che non andranno sprecati, anzi, saranno piacevoli, non pensate però di avete tra le mani un tesoro da custodire e godere negli anni a venire.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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