Premessa: per rispetto a chi regolarmente ci segue, mi trovo “costretto” ad articolare il giudizio su “For mass consumption” dei Pig Heart Transplant. Lo faccio con difficoltà perché basterebbe la sintesi di cui sotto senza dover continuare oltre.
E’ UNA STRONZATA DI PROPORZIONI BIBLICHE!
Va bene che l’industrial/grindcore è un genere che va a nozze con la sperimentazione, con l’imbastardimento, con la decostruzione e la disarticolazione sonora, con l’uso disturbante dei sampler, sull’alternanza compressione/decompressione, ma non riesco a trovare elementi di genialità né spunti interessanti in 20 minuti (28 brani da 44/45 secondi l’uno concatenati come se fossero una unica lunghissima defecazione sonora) costituiti prevalentemente da rumore bianco distorto, qualche grido disperato e dei rimbombi di tipo pressa idraulica ogni tanto!
Una autentica presa in giro quella dei Pig Heart Transplant, che dovrebbe esser catalogata come PATTUME e non esser nemmeno per sbaglio avvicinata a chi ha fatto onore alla storia dell’industrial/grindcore,
Non gli affibbio un S.V. perché sarebbe troppo facile e si perderebbe fra i tanti S.V. reali e motivati che compaiono nel nostro nutrito database, penso sia molto meglio un voto ultranegativo, di quelli senza se e senza ma che dicono una sola cosa: alla larga!
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