Forse non saranno particolarmente “rivoluzionari”, ma è innegabile che i
Lost Reflection immortalati in questo “Scarecrowd” abbiano il dono di rendere il loro
R n’ R metallizzato, vizioso, oscuro e
anthemico, un’esperienza musicale piuttosto coinvolgente, inevitabilmente “figlia” di maestri quali Alice Cooper, W.A.S.P. e 69 Eyes e non per questo un’asettica celebrazione di tali precettori.
Visto il contesto espressivo, la passata esperienza (come bassista) del fondatore della band Fabrizio Fulco nel gruppo di Ben Jackson (degli indimenticati Crimson Glory) è quindi verosimilmente da considerare più come un importante momento di crescita artistica che non una plausibile indicazione stilistica, per una formazione che tratta la materia
gotica applicata allo
sleaze metal con apprezzabile disinvoltura e vocazione, riuscendo spesso a rendere accattivanti ed incisive le proprie elaborazioni sonore grazie ad un’adeguata “chiave” interpretativa.
Le chitarre incalzano e lusingano (con un approccio fluido e “muscolare” che, a tratti, può ricordare quello di un Kane Roberts …), basso e batteria pulsano all’unisono e una voce irridente e perfida completa un quadro sonico modellato sui colori della brutalità, della seduzione e della provocazione, elementi che caratterizzano il programma fin dall’opener “The enemy you know” e che vengono puntualmente riproposti anche nella maggiore sinuosità di “Never enough” e nella contagiosa “Father Murphy”.
Buone notizie anche dalla strisciante
title-track, leggermente dispersiva invero, e mentre “Hail to rock” sembra voler proporre una variante
mesta degli AC/DC, tocca a “Faith or fear” esporre in maniera brillante una vitalità e una capacità adescante di evidente retaggio scandinavo.
Dopo i quattro minuti abbondanti di “Sleepless (love is all we need)”, che tenta con risultati alterni la carta “romantica”, ecco arrivare “No one”, assimilabile ad una sorprendente
jam session tra Twisted Sister, Ramones e The Sisters Of Mercy, le cromature infettive di “Rock 'N' roll nation” e la fosca e granitica solennità di “Armageddon”, alimentata da una suggestiva intelaiatura chitarristica e appena un briciolo prolissa nel suo reiterato svolgimento armonico.
Seppur suscettibile di qualche miglioramento in sede compositiva, il lavoro dei Lost Reflection si può dunque considerare convincente, da consigliare agli estimatori del genere che amano scoprire gli “emergenti” di valore dotati di solide prospettive.
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