Esistono album che fin dal primo ascolto ti colpiscono con una manata violentissima, non tanto per la violenza sonora quanto per la particolarità e l’originalità. Esistono album che ad ogni ascolto addirittura crescono, lasciandoti mormorare a più riprese "
Minchia, che figata clamorosa". Esistono album che, una volta finiti, ti lasciano dentro qualcosa e vogliono, esigono essere riascoltati immediatamente. Esistono album che fanno questo e molto altro e il nuovo disco degli
Scar Symmetry è esattamente uno di questi, un disco che prepotentemente spazza via ogni precedente certezza sul possibile candidato a disco dell'anno 2014, lasciando il povero recensore in questione con più di un dubbio a riguardo.
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The Singularity (Phase I – Neohumanity)", che d'ora in avanti per comodità chiameremo semplicemente Johnn..ehm volevo dire "Neohumanity", è il sesto disco degli svedesi, il terzo con la collaudatissima line-up a doppio cantante figlia dell’abbandono di Christian Alvestam e il primo (di una trilogia) di un concept basato sull'evolversi della tecnologia, della robotica, dell'intelligenza artificiale e della criogenetica, osservata però da un punto di vista leggermente diverso dal solito: la base è quella “solita” della rottura delle 3 leggi di Asimov sulla robotica, con l’inevitabile scontro delle macchine con la razza umana, ma in questo caso presa dal punto di vista delle macchine stesse, in realtà esseri senzienti provenienti da un altro pianeta e desiderosi di costruire una “Nuova Umanità” (Neohumanity appunto) senza difetti, senza malattie, utopicamente perfetta ma dannatamente impersonale, priva di emozioni, un guscio vuoto perfettamente funzionante.
E se il concept di natura fantascientifica può essere opinabilmente innovativo o meno, quello che ne sta dietro è assolutamente eccezionale, senza possibilità di discussione. Un songwriting maestoso da parte di
Per Nilsson, il quale dopo la partenza del chitarrista Jonas Kjellgren prende letteralmente le redini degli Scar Symmetry in una triplice veste, quella di chitarrista, quella di compositore unico e addirittura quella di produttore. Si può dire senza margine d'errore che questo “
Neohumanity” sia una sua creatura, un mostro di Frankenstein moderno assoggettato completamente al volere del suo Dottore. A riprova di questa paternità forte abbiamo un disco con il 19% di assoli sulla totalità degli oltre 40 minuti che lo compongono: se da una parte può sembrare un’esagerazione, un ascolto distratto o attento che sia ci rivela un utilizzo delle chitarre e delle tastiere assolutamente oculato e tecnicamente ineccepibile, mai esagerato nonostante la massiccia presenza scenica. Ne è un fulgido esempio “
Neuromancers”, che contiene uno degli assoli più belli che mi sia capitato di sentire negli ultimi anni, connubio di durezza e freschezza, melodico e intrecciato, prog ma mai banale o inutilmente arzigogolato.
Il risultato del lavoro di Nilsson è quindi un album magnifico, vero punto d'arrivo (o di ripartenza, data la struttura tripartitica del concept) della band. Il death melodico delle origini viene chiaramente mantenuto, pur in tono minore, ma a farla da padrona in questa nuova avventura è una componente smaccatamente prog, in particolare nelle linee di chitarra e di tastiera di Nilsson, oltre ad un sentore marcatamente AOR (credeteci) che permea quasi ogni brano, in particolare il singolo “
Limits to Infinity”, soprattutto nelle linee vocali.
E parlando di linee vocali, impossibile non notare quanto le voci di Palmqvist e Karlsson, inizialmente sconfitte nel confronto con quella assoluta di Alvestam, siano cresciute in maniera esponenziale negli anni, ergendosi ormai ad assolute padrone dei brani, grazie ad un'alternanza consolidata e al limite della perfezione. Il clean di
Lars Palmqvist forse paga ancora un po’, pur rivelandosi adattissimo alle soluzioni più melodiche, mentre il growl di
Roberth Karlsson è uno dei migliori del panorama metal tutto, come dimostrato dalle molteplici partecipazioni in gruppi del panorama estremo.
8 brani di cui un'intro e un brano strumentale, per un totale di 43 minuti di puro orgasmo musicale, in cui le incredibili melodie di "Limits to Infinity" e le chitarre di "Neuromancers" si elevano a stelle di prima grandezza, come già detto, ma dove ogni brano ha ragione di esistere sia dal punto di vista prettamente musicale (“
Cryonic Harvest” è la violenza necessaria dopo le melodie di “Limits fo Infinity” e la suite finale “
Technocalyptic Cybergeddon” è la summa stilistica di questo nuovo disco) sia da quello del concept stesso.
Bellissima è anche la copertina ad opera di
Mircea Gabriel Eftemie (autore, tra gli altri, di copertine per Soilwork, Mercenary, Hatesphere e Cryptopsy), con l’uomo vitruviano di Da Vinci reso in maniera tecnologica, quasi impresso su un circuito stampato, a testimonianza del nuovo corso dell’umanità previsto dalle macchine aliene.
Insomma, per chi non l’avesse capito "
The Singularity (Phase I – Neohumanity)" (si dai, almeno per la conclusione torniamo a chiamarlo col suo nome completo) è almeno per il sottoscritto l'album dell'autunno 2014, possibilmente l'album dell'intero 2014. Gli
Scar Symmetry se la giocheranno sul filo di lana con gli Elvenking e con il nuovo in uscita degli Work of Art, mentre io farò una fatica fottuta a decidere per il meglio. Voi intanto fatelo vostro, chiunque voi siate, perchè certi capolavori non possono mancare nella vostra collezione di dischi. Poi magari mi date anche una mano a decidere..
Quoth the Raven, Nevermore..