Gravestone - Simphony of Pain (reissue)

Copertina 9

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:25 min.
Etichetta:Sliptrick Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. THE CHILDREN ARE WAITING
  3. EMPTY WORDS
  4. HUMAN VIVISECTION
  5. THE DEATHWISH
  6. CORPSE EMBODIMENT
  7. IMPERFECT COMPREHENSION

Line up

  • Andrea Cipolla Esposito: bass
  • Fabio Mociatti: drums, vocals
  • Marco Mangone: guitars
  • Marco Borrani: guitars
  • Massimiliano Buffolino: keyboards

Voto medio utenti

Per chi vi scrive, i Gravestone non sono una qualsiasi, seppur brava, death metal band come ce ne sono state diecimila in passato e questo "Simphony of Pain" non è un qualunque bel disco death, uno fra i mille milioni che questo splendida branca estrema del metal ci ha donato.

Nemmeno 20enne, il mai troppo compianto Baffo, padre putativo di tutti i metallari romani, mi fece conoscere via radio questo gruppo capitolino dedito ad un death metal old school, a metà tra la classica vecchia scuola americana e qualche contaminazione europea tra il progressivo ed il melodico, ma che non facevano mai perdere di vista il fine principale del suonare death metal, ovvero la ferocia, l'impatto, la rabbia.

Fu amore a primo ascolto e da allora, quella copia di "Simphony of Pain", mi ha accompagnato per lunghi venti anni senza mai abbandonarmi, costantemente presente nei miei ascolti mensili, sebbene i Gravestone non siano riusciti poi ad avere una carriera per una serie di motivi di cui parleremo nell'intervista a seguire...

Un disco che, per il sottoscritto, con tutti i "se" ed i "ma" del caso, ha accompagnato la mia crescita musicale e fisica insieme a lavori del calibro di "Malleus Maleficarum", "Leprosy", "Like an Ever Flowing Stream" e "Blessed Are the Sick" e che, come questi, non è mai uscito dal mio stereo per più di qualche giorno...

E' "Simphony of Pain" quindi un disco oggettivamente di pari valore a tali capisaldi?
No, ma ne ha ricoperto e ne ricopre tuttora soggettivamente la medesima importanza, con tutti i suoi difetti, in primis la registrazione già al tempo davvero troppo approssimativa, ma anche con tutti i suoi pregi, che vanno dall'incisività dei riffs, alla personalità delle soluzioni, talvolta addirittura coraggiose, dalla furia iconoclasta dei momenti più violenti, alle aperture più melodiche e trascinanti, dai testi particolarmente impegnati ed intelligenti (cosa mica tanto diffusa nel genere...), alla voce profondissima protagonista di un growl strepitoso nientepopodimeno che dal batterista della band, che certo non se ne sta con le mani (ed i piedi) in mano per tutto il tempo...

Dopo 20 anni, e questo pare davvero un miracolo, la band si riforma ed il recente contratto con la Sliptrick Records per un nuovo disco che uscirà nei prossimi mesi ci porta in omaggio questo disco introvabile da anni ed anni, di cui cambia solo leggermente la tracklist (viene aggiunta in fondo "Imperfect Comprehension" che uscì al tempo solo nella compilation "Nightpieces 3" della Dracma Records) e totalmente la copertina, che rappresenta l'unico "rimpianto" ma probabilmente questo è solamente il cruccio di un fan che ormai è totalmente assuefatto a ciò che ha tenuto in mano per tutto questo tempo.

Dopo una breve ed atmosferica intro, ad aprire le danze è "The Children are Waiting", brano incentrato sul traffico di organi, che di fatto è il brano più estremo ed efferato, in cui il profondo growl di Fabio Mociatti la fa subito da padrone su un turbinio di riffs ed assoli, in cui in finale declamato in lingua spagnola è la giusta ciliegina sulla torta:

Los ninos estan esperando
Yo quiero tu sangre de puerco
Yo quiero tu muerte!


Fantastico.
Più ragionata la seguente "Empty Words" (questa incentrata su temi politici, ogni brano ha un argomento trattato con una certa serietà) che tuttavia presenta degli strappi ed accelerazioni letali, in cui si scorgono echi dei primissimi Death, ed i sempre ipnotici assoli di Marco Borrani a dare un tocco di classicismo tutto particolare, ed a seguire la sincopata "Human Vivisection", senza dubbio la più originale del lotto, tra ritmi dispari, assoli di basso di scuola funky e di chitarra quasi strappalacrime, mentre nel testo a supporto dei diritti degli animali viene declamata una sanguinolenta descrizione della vivisezione umana fatta su chi maltratta gli animali.

Si conclude questo breve ma intenso EP col mio brano preferito dei Gravestone, quel "The Deathwish" a cui sono legatissimo da sempre, il più epico, oscuro e sulfureo del lotto, con dei riffs sofferenti, continui stop ed accelerazioni, ed un mood davvero agonizzante e claustrofibico:

Blood is home, anger is the soul, death is life.


Nel concitato e furioso finale due magnifici assoli incorniciano il brano non come il più bello dei Gravestone, ma come uno dei miei preferiti in assoluto di tutti i pezzi death metal ascoltati in vita mia, tipo 50 mila: brividi.

"Corpse Embodiment", di cui al tempo conoscevo già la versione dei cugini Desecration (che erano stati fondati dallo stesso Borrani prima di uscire e creare i Gravestone), chiudeva il cd originale del 1994 ed è il brano più ortodosso e no compromise della tracklist, fatto testimoniato anche dal testo a-la-Morbid Angel, fatto da un old school american deathblack dannatamente efficace e con le tastiere di Massimiliano Buffolino sugli scudi.

Tutto il contrario della bonus track "Imperfect Comprehension" che invece mostrava il lato ancora più sperimentale e progressivo dei Gravestone, seppure sempre ben ancorato al death metal, ma che ahimè non siamo più riusciti ad ascoltare visto lo split-up imminente.

Un disco che, seppure sia sconosciuto ai più, rimane epocale e magnifica testimonianza di un metal primordiale ed underground che oggi non esiste più, ma che conserva la magia di quando suonare death metal col cuore e la passione era veramente difficile.

Non fatevi spaventare da una produzione che all'inizio probabilmente vi lascerà l'amaro in bocca, come accaduto al sottoscritto: finirete per amarla e per farvi conquistare da questa gemma di death metal per troppi anni nascosta da un'immeritata coltre d'oblio.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 nov 2014 alle 09:22

Il Death non è mai stato il mio genere (a parte qualche disco storico), ma l'atmosfera che si respira nella rece la comprendo benissimo, chiaramente entra in gioco il cuore, e quando succede è una cosa bellissima. Complimenti, davvero!!!

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