"Dopesmoker" degli
Sleep é senza dubbio uno degli album piú iconici della storia del doom e dello stoner metal: d'altronde la sola idea di comporre un unico brano della durata di 63 minuti ed incentrato sulla ripetizione lenta ed ossessiva di pochi, pachidermici riff di chitarra é un azzardo che solamente un gruppo di fattoni poteva trasformare in un vero e proprio capolavoro del genere. Tuttavia la sua genesi é stata lunga e travagliata e questo non fa altro che accentuare l'aura magica che accompagna questo disco fin da sempre e che negli anni lo ha reso un vero e proprio disco di culto tra gli amanti del genere.
Ma per raccontare la storia dietro "Dopesmoker", che raggiunse gli scaffali dei negozi di dischi nel 2003, bisogna fare un salto indietro di quasi dieci anni, ovvero a quel 1992 che diede i natali a "Sleep's Holy Mountain", secondo disco in studio della band di
Al Cisneros (basso),
Matt Pike (chitarra) e
Chris Hakius (batteria): il disco uscí per l'etichetta inglese
Earache Records, che in quegli anni era una sorta di El Dorado per tutti gli amanti del metal estremo dal momento, e se da un lato segnó il passaggio da un doom metal di matrice piuttosto classica ad uno stoner piú acido e se vogliamo personale, dall'altro permise alla band di godere di una visibilitá e di un apprezzamento fino ad allora sconosciuti agli Sleep.
E' proprio in quegli anni che il gruppo, soprattutto Cisneros, inizia a maturare l'idea di comporre un'opera di monolitico e pesantissimo stoner/doom composta da un unico brano della durata considerevole di un'ora nel tentativo di spingersi lá dove nessuna band del genere avesse mai osato: e cosí tra un concerto e l'altro, le primissime e seminali versioni del brano, all'epoca intitolato
"Jerusalem", iniziano a prendere forma e vengono persino proposte live, ovviamente con un minutaggio sensibilmente inferiore rispetto all'idea iniziale. E' lo stesso Cisneros a scegliere il nome con cui battezzare questa apparentemente strampalata creatura sonora, coniugando il suo singolare vezzo di trarre ispirazione per la scrittura dei testi della band attingendo a versi della Bibbia, il suo interesse per il Medio Oriente con la volontá di dare al brano un titolo solenne, quasi sacro. Nei piani iniziali del gruppo il disco avrebbe dovuto intitolarsi
"Dopesmoker" ma nella sua prima bozza e stesura il titolo "Jerusalem" sembrava essere piú in linea con il pezzo e venne (temporaneamente) accantonato.
Nel frattempo i rapporti con la Earache si incrinarono e gli Sleep furono scaricati dall'etichetta, per firmare poco dopo un contratto con la
London Records, altra label inglese che in quel momento stava cercando una band prettamente metal da inserire nel proprio roster con l'idea di cavalcare l'onda del successo che il genere stava riscuotendo in quegli anni. Dal canto loro, gli Sleep furono attratti in primis dalla totale libertá creativa che la loro nuova casa discografica avrebbe garantito loro, ed in seconda battuta anche dalle condizioni economiche decisamente piú vantaggiose rispetto a quelle della Earache.
Il gruppo quindi si gettó a capofitto nella scrittura della sua opera tra un concerto/tour e l'altro, ma ben presto si resero conto delle difficoltá enormi a cui stava andando incontro, sia sul piano artistico che su quello tecnico: da un lato, riuscire a scrivere un brano di un'ora basato sulla ripetizione quasi ossessiva di pochi riff era sfidante da un punto di vista mnemonico. Per ovviare al problema, gli Sleep suddivisero quindi la canzone in sei parti, o movimenti, ma con il passare del tempo le cose iniziarono a prendere una piega strana: lo stesso Pike racconta che man mano che il tempo passava, il pezzo diventava sempre piú oscuro e lento e la band stessa a tratti era confusa su quale direzione il brano avrebbe dovuto prendere. Dopo un mese trascorso in studio, la band si prese una pausa per lavorare ulteriormente alla scrittura del disco ma quando tornó a registrare capirono di avere tra le mani almeno tre versioni diverse dell'album. A questo si sommarono anche problematiche di natura prettamente tecnica: il disco fu registrato in analogico utilizzando dei nastri della durata di 22 minuti ciascuno, il che comportó un certo lavoro sia in fase di registrazione che poi di montaggio per fare in modo che il flusso ininterrotto di stoner venisse "ricucito" alla perfezione. Inoltre il gruppo era talmente ossessionato dal disco da aver commissionato alla
Matamp degli amplificatori customizzati che costarono una buona fetta del budget messo a disposizione dalla London Records e che erano talmente potenti da non consentire a nessun membro degli Sleep di rimanere nella stessa stanza degli amplificatori durante le sessioni di registrazione. Un'altra parte dei soldi invece venne usata dai membri del gruppo per pagare le bollette e le loro spese, visto che al momento della firma vivevano in condizioni di quasi povertá.
Quando la prima versione definitiva di "Jerusalem" giunse sulla scrivania della London Records, l'etichetta si rifiutó di mandare in stampa il disco a causa della difficile commercializzazione di un prodotto del genere e chiese alla band di presentare una versione piú compatibile con il mercato: la risposta della band fu un secco e deciso
NO, che causó da un lato uno stallo con l'etichetta e dall'altro qualche incrinatura in seno al gruppo, che aveva visioni differenti su cosa fare del disco e su una sua eventuale pubblicazione. Alla fine, stufi di aspettare che la London Records capisse cosa fare del disco gli Sleep lo pubblicarono in maniera non ufficiale nel 1998 attraverso la loro etichetta Dopesmoker Records, ma ormai i rapporti tra i membri della band erano stati messi a dura prova e lo scioglimento fu inevitabile, con Matt Pike che fondó i suoi
High On Fire mentre Al Cisneros diede i natali agli
OM assieme ad Hakius.
Come era prevedibile che accadesse, la London Records non pubblicó mai il disco e nel 1999 cedette i diritti alla
Rise Above di
Lee Dorrian che finalmente rilasció ufficialmente il disco nella sua versione originale e con una copertina rinnovata rispetto a quella della release non ufficiale della band. Il disco negli anni é stato ristampato altre volte: la prima nel 2003 dalla
Tee-Pee Records che in quell'occasione si occupó anche di rimasterizzare il disco e di farlo uscire sotto il titolo
"Dopesmoker", come inizialmente nei piani della band, ed un nuovo artwork a cura di
Arik Roper; la seconda nel 2012 per mano della Southern Lord che ancora una volta ne stampó una versione con una nuova copertina, sempre ad opera di Roper. Gli stessi membri degli Sleep hanno espresso la loro approvazione per queste ristampe, con Cisneros che addirittura ha affermato che la versione della Tee-Pee é probabilmente quella che si avvicina maggiormente allo spirito originario dell'opera.
Esauriti i facts e gli aneddoti sul disco, che ne restituiscono un'immagine se possibile ancor piú epica ed affascinante, parliamo ora di come suona "Dopesmoker": il disco come detto si regge su pochi riff di chitarra dall'incedere lento e spossante, rendendo l'ascolto un vero e proprio trip allucinato ed allucinante per la cui stesura gli stessi Sleep si sono spesso e volentieri lasciati guidare ed ispirare dal consumo di marijuana. E non poteva essere altrimenti, dal momento che il disco racconta l'epopea di questi "weedians" che attraversano il deserto con la loro lisergica carovana per raggiungere la terra promessa, quella "riff filled land" di cui Pike canta con la sua voce sgraziata. Piú in generale, potremmo considerare tutta l'opera come un vero e proprio panegirico della fattanza, un'ode all'erba ed all'escapismo che sono stati peraltro importantissimi nella stesura del disco.
E' facile cadere nella tentazione di pensare che "Dopesmoker" sia una pedissequa ripetizione di pochi riff di chitarra e basso, ma personalmente credo che sarebbe una riduzione piuttosto approssimativa: il disco vive di momenti diversi, talvolta ricchi di psichedelia onirica in cui é facile immaginare di trovarsi in mezzo al deserto e all'orizzonte scorgere qualche miraggio, annebbiati dal calore e dagli stupefacenti. Il lavoro al basso di Al Cisneros inoltre offre spunti davvero degni di nota ed é capace anche di spezzare la (voluta) monotonia dei riff rendendo l'ascolto avvincente ed interessante, nonostante una durata davvero impegnativa. Ascoltando attentamente é anche abbastanza facile riuscire a distinguere le sezioni in cui inizialmente gli Sleep avevano suddiviso il brano e carpire le differenze a livello di mood, ritmo ed intensitá di "Dopesmoker".
Che ci si voglia riferire al disco come "Jerusalem" o "Dopesmoker" poco importa, quel che conta é che se siamo dinnanzi ad un classico dello stoner e del doom metal, partorito dalle menti folli e geniali di tre musicisti che volevano proporre qualcosa di assolutamente inedito ed unico e ce l'hanno fatta, anche se probabilmente le cose non sono andate come avrebbero voluto. Ed allora accendete 'sto bong, mettete "Dopesmoker" nel vostro lettore cd e seguite gli hasheeshians nel loro peregrinare nel deserto alla ricerca della loro terra promessa. Buon viaggio!