Delizioso.
È lecito appioppare tale aggettivo ad una proposta musicale che, pur con i distinguo che andremo a svolgere di qui a poco, va comunque inserita nel caliginoso alveo del black metal?
Senza dubbio, visto che quest’oggi ci soffermeremo su un platter “
che procura delizia, che dà un intenso piacere e godimento spirituale o estetico, o anche fisico” (dall’immarcescibile
Dizionario Treccani).
Piacere e godimento, mi preme evidenziarlo, che si diffondono soavi da ogni dettaglio della release:
- l’artwork, senz’altro peculiare ma a mio avviso meraviglioso (mi raccomando
Pippuzzo: stammi buonino e non sguinzagliare
Miss Shittie!);
- la scelta del titolo, che al tempo stesso testimonia il coraggio della band e mette l’acquolina al pensiero di nuovi “volumi” in cantiere;
- l’impagabile concisione di un platter che investe sulla qualità e non sulla quantità, dipanandosi lungo nove tracce (di cui 4 “effettive”) e nemmeno 35 minuti complessivi;
- la presenza di parentesi ambient e samples “parlati” (un breve interludio introduce ogni canzone) che, per una volta, non paiono inutili orpelli inseriti a mò di riempitivo ma che, al contrario, arricchiscono l’esperienza uditiva e la rendono ancor più intrigante;
- la provenienza piacevolmente insolita del combo (
Madrid) e della label (la nipponica, e minuscola,
Maa Productions);
- lo zampino di un idolo personale del calibro di
Dan Swäno, che ha prestato i propri servigi in fase di mixing;
- il fatto che sino a ieri gli
As Light Dies fossero per me dei perfetti sconosciuti (eh già: il fascino della scoperta ha senz’altro giocato a favore del combo iberico, e non vedo l’ora di andarmi a ripescare i loro due precedenti lavori -
A Step Through the Reflection del 2007 e
Ars Subtilior From Within the Cage del 2010-);
- beh… e da ultimo la musica, no?
La delizia del black tinto di avant-garde dei Nostri risiede nella dote, oltremodo rara, di suonare maligno e romantico, tecnico e spontaneo, intricato e semplice al tempo stesso. In
The Love Album - Volume 1 gli estremi si stringono in un fatal abbraccio (ancor più significativa, in tal senso, la copertina), dando vita a un dipinto sonoro zeppo di personalità e impatto emotivo.
Se
Orpheus Mourning e
Nemesis, con le loro tentazioni ai limiti del prog, l’incedere cangiante e i continui cambi di tempo e vocals (ottime le clean di
Óscar Martín, anche alla sei corde), mostrano già le notevoli doti del quintetto, sono le strepitose
Together as One e
Your Wake, laddove la violenza dei riff portanti si stempera nell’agrodolce malinconia dei violini e feroci blast beat rincorrono invano sfuggenti svolazzi di pianoforte, a strapparci il cuore.
Ok, ne convengo: parliamo di coordinate musicali che abbiamo già rinvenuto altrove (a proposito:
Arcturus, e ‘sto disco nuovo?), ma che qui rifulgono di luce propria grazie al feeling intensamente drammatico eppur misteriosamente leggero, di quelli che strappano un sorriso e fanno scendere una lacrima nell’arco del medesimo sospiro.
Miei cari
As Light Dies, è stato amore a prima vista.
Come mai ci siamo conosciuti così tardi? Orsù, recuperiamo il tempo perduto!