Quarto disco per i norvegesi Extol e ulteriore conferma della validità delle bands emocore europee, le quali hanno imparato la lezione dei maestri americani e ora gli danno un bel po’ di paghe.
Il sound dei norvegesi somiglia molto a quello dei The End, pur non avendone l’intensità ma essendo molto più ragionato e intimista. Non mancano tuttavia le sfuriate, le quali sono sempre controllate grazie all’approccio matematico alle composizioni, che fanno pendant con soluzioni melodiche non banali e decisamente convincenti, come in “Void” oppure “In Reversal”.
La band si mostra matura e la bravura tecnica è lampante, con un batterista preciso e “caldo” nel suono, curato per l’occasione da Tue Madsen, produttore danese che sta riscuotendo, dall’impressionante mole di dischi che escono dai suoi Antfarm Studios, un notevole successo.
Il finale, rappresentato da “The Death Sedative”, è straniante, trasversale, quasi alieno, con una melodia progressiva sorretta da una sezione ritmica imponente che, nel finale, va a scemare in un mellifluo fading.
Molto buona la prova vocale di Peter Espevol, espressiva e suadente, ma anche soprattutto brutale con screams veramente graffianti.
Il giudizio finale è più che positivo, e non tiene conto di eventuali carenze di originalità, visto che in Europa il genere si mantiene abbastanza fresco e variegato nonostante il debito d’influenze con gli USA, dove il trend è già saturo.
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