Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:50 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. CENTURIES OF LIES
  2. VIOLENT BY NATURE
  3. PAIN INSIDE
  4. VISIONS IN MY HEAD
  5. BACK ON TOP
  6. VIOLENCE
  7. INKED IN BLOOD
  8. DENY YOU
  9. WITHIN A DYING BREED
  10. MINDS OF THE WORLD
  11. OUT OF BLOOD
  12. PARALYZED WITH FEAR

Line up

  • Donald Tardy : Drums
  • Trevor Peres: Guitars (rhythm)
  • John Tardy: Vocals
  • Terry Butler: Bass
  • Kenny Andrews: Guitars

Voto medio utenti

Non è mai semplice parlare degli Obituary. Una band il cui nome va oltre la semplice notorietà della nicchia di genere, con un passato talmente ingombrante che non si può né dimenticare, né nascondere sotto al tappeto.
Dopo un ritorno scoppiettante con “Frozen in time” nel 2005 la band è rapidamente caduta in una spirale di declino, non tanto con la pubblicazione di “Xecutioner return” (primo lavoro con Santolla alla chitarra), quanto con l’ultimo “Darkest day”, lavoro che ad esser gentili si può definire fiacco e con una pochezza di idee disarmante. A distanza di cinque anni il mio stomaco ancora si ribella al ricordo.
Capirete quindi perché quando è stato annunciata la pubblicazione di “Inked in blood” non ho nutrito particolari entusiasmi né aspettative nonostante la notizia della estromissione di Ralph Santolla che ha contribuito a snaturare non poco il marchio di fabbrica degli Obies.
Tirato il dovuto sospiro di sollievo, quello che abbiamo fra le mani è un classico album Obituary: ci sono i sofferti, inconfondibili, ruggiti di John Tardy, i riff taglienti partoriti dalle chitarre di Trevor Peres e del neo-ingresso Kenny Andrews, e la solida sezione ritmica della coppia composta da Terry Butler e Donald Tardy.
I brani dati in pasto come anteprima dalla Relapse non mi avevano completamente convinto a livello di produzione, specie per quello che riguardava la registrazione del cantato di John Tardy, che giudicai poco profonda e troppo distorta.
Il promo in mio possesso ribalta la sensazione precedente e ci riconsegna un cantato brillante ed energico, in linea con quella che è la tradizione e il blasone della band.
Ma alla fine com’è “Inked in blood”?
Il cd ci restituisce una band viva e in salute, nel complesso è forse anche un poco ruffiano perché in sostanza dà agli ascoltatori esattamente ciò che vogliono sentire: ci sono i brani veloci come un proitettile (v. l’opener “Centuries of lies”, “Violence”), quelli più cadenzati (v. “Violent by nature”, “Visions in my head”) e quelli sofferti (v. “Pain inside”, “Deny you”).
Ovvero la visione a 360° della musica degli Obituary.
Così un album che doveva autoconsumarsi nel giro di un paio di ascolti alla fine si lascia ascoltare e riascoltare più volte.
In tutta onestà non so se “Inked in blood”ci porterà in regalo una nuova, feconda, primavera, tuttavia segna una cesura netta e profonda coi disastri del recente passato e per questo motivo credo che tutti noi dovremmo ringraziarli con tutto il cuore.
Perché loro sono gli Obituary e una volta che ti entrano sottopelle ti marchiano come un tatuaggio, che potrà anche sbiadire, ma non cancellarsi.

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 05 nov 2014 alle 23:16

Come i tortelli della nonna la domenica. Sempre la solita roba ma fottutamente buona. Se volete death metal per gestanti e badanti ucraine potete sempre virare verso il nuovo At the Gates.

Inserito il 02 nov 2014 alle 17:48

Il disco non è affatto male, ad un primo ascolto mi è parso scialbo ma poi ci sono tornato su e ha più mordente di quanto avevo colto ad un primo ascolto. Però i suoni sono veramente scarsi, la batteria è scandalosa cazzo.

Inserito il 01 nov 2014 alle 11:29

Non ci avrei mai sperato in un disco così, felice di essere stato smentito. Classicamente Obituary fino al midollo, semplice, grezzo, energico, un po' paraculo ma ci sta. Viaggio sul 7. Pure i suoni sono nettamente meglio delle prime canzoni che giravano settimane fa, mistero. Come un vero mistero da risolvere rimane la grossa presa per il culo del crowdfunding e dell'auto-produzione, annunci ovunque di do it yourself, poi arriva la Relapse...

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