Esordio discografico, autoprodotto, per il polistrumentista
Vittorio Sabelli, in arte
Eurynomos, che con
"The Six Elements, Vol.1 Earth" da inizio ad una ambiziosa opera, divisa in sei capitoli, dedicata ai cinque elementi (il sesto resterà un mistero fino alla pubblicazione dell'ultimo capitolo).
Il musicista molisano ha, dunque, le idee molto chiare sul concept da mettere in musica e, per una volta, l'approccio al black metal, perchè di questo genere stiamo parlando, è originale:
Eurynomos proviene, infatti, da tutt'altro mondo artistico essendo laureato al conservatorio ed avendo un lungo passato come jazzista.
Tutto questo si traduce in un disco certamente particolare: da un lato abbiamo il black metal, violento e freddo, dall'altro, invece, una vena melodica esaltata da strumenti inusuali come il sax e da aperture ariose, di scuola
Pink Floyd, particolarmente ispirate.
A mio giudizio la seconda componente è migliore della prima: i
Dawn of a Dark Age sono molto abili quando si avventurano in territori poco canonici per la musica black, essendo in grado, in questo caso, di emozionare con partiture sognanti e inquietanti al tempo stesso, mentre risultano un po' banali quando spingono sull'acceleratore cimentandosi in un suono vagamente alla
Aborym e comunque sintetico (la drum machine è evidentissima nei suo incedere) che poco si addice al resto dell'opera ed alla sua complessità.
Il risultato finale è penalizzato, anche, da una prova vocale dello screamer Buran, che ho trovato piuttosto monocorde, e da una produzione che forse è troppo "secca" per una musica del genere.
Al di là di questi difetti, comunque non gravi, l'album è un inizio valido di un percorso, per altro già scritto sul pentagramma, che sono sicuro sarà molto interessante.
Aspettiamo gli altri capitoli.
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