Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:45 min.
Etichetta:Superball Music

Tracklist

  1. MAGIC CARPET
  2. BLACK RAINBOW
  3. NAMED AFTER ROCKY
  4. CAT'S CRADLE
  5. BRIDE
  6. OPEN UP
  7. OMG
  8. THE MEANING OF IT
  9. CRYSTAL MOUNTAIN
  10. CRYSTAL ANTHEM

Line up

  • Sel Balamir: vocals, guitar
  • Steve Durose: guitar
  • Alex ‘Magnum’ Redhead: bass
  • Matt Brobin: drums

Voto medio utenti

C’eravamo tanto amati per un anno e forse più, c'eravamo poi lasciati ... non ricordo come fu ... ma una sera c’incontrammo, per fatal combinazion […]”.

Non so se Mr. Balamir e i suoi Amplifier potranno eventualmente apprezzare che per l’incipit dell’analisi del loro nuovo “Mystoria” questo recensore (un po’ a corto d’idee …) utilizzi le “immortali” parole di “Come pioveva” di Michele Testa (in arte Armando Gill), riconosciuto per essere il primo cantautore italiano.
In realtà, però, è proprio quello che è successo al sottoscritto, infatuatosi istantaneamente del loro debutto “Amplifier”, inebriato da un analogo sentimento per “Insider”, e poi capace di perdere completamente di vista le mosse dei volubili Mancuniani senza un “vero” motivo, se non, forse, il tourbillon di uscite discografiche che caratterizza i nostri tempi e che finisce inevitabilmente per implicare qualche importante “omissione”.
Il “caso” (sotto le sembianze dell’inossidabile caporedattore di questa gloriosa webzine …) vuole che ora le nostre strade s’incrocino nuovamente e devo dire che ho ritrovato gli inglesi abbastanza “cambiati”, seppur ispirati tuttora da quella febbrile vena creativa, tra passato e presente, che li contraddistingue fin dagli esordi.
Più accessibili, forse, certamente meno “visionari” e non per questo oltremodo convenzionali nella produzione di un suono che oggi evoca brandelli assortiti di King Crimson, Porcupine Tree, Beatles, Muse, Mogwai, Pink Floyd e Black Sabbath, confermando ancora una volta una straordinaria disinvoltura nel condensare con “semplicità” ed equilibrio suggestioni soniche in continua metamorfosi.
Qualcuno li ha definiti una versione “commerciale” dei Mastodon e sebbene non mi ritrovi completamente in questa iperbolica designazione, è altresì innegabile una certa affinità tra i due gruppi, nella difficile arte della contaminazione tanto convulsa quanto ragionata.
Dall’altro lato, nondimeno, “Mystoria” sconta verosimilmente una fase di modesto appannamento espressivo dei nostri, proponendo un esemplare di alternative-prog molto gradevole e tuttavia non sempre così “sorprendente” e “a fuoco”, nonché talvolta pure apparentemente un po’ troppo interessato a far emergere la catchiness su ogni altro aspetto della sua mutevole formula sonora.
Affidarsi comunque (dopo l’epico strumentale “Magic carpet”) alla tensione palpabile di “Black rainbow”, alle mutazioni doom-psych-blues di “Named after Rocky” e "OMG”, arricchite in "Open up” di striscianti pulsioni elettroniche, vi procurerà una bella razione di scosse emozionali, e sensazioni equivalenti non mancheranno di colpirvi anche grazie alla Rush-esque “The meaning of it” e alle eteree, oniriche e catartiche “Crystal mountain” e “Crystal anthem”, una sorta di Led Zeppelin meets Pink Floyd opportunamente adeguata per il terzo millennio.
Se cercate, poi, qualcosa di maggiormente singolare e avventuroso, il programma vi propone “Cat's cradle” e “Bride”, “roba” che con i suoi saliscendi sul pentagramma mi ha ricordato certe cose dei primi, favolosi (e incompresi …), Shudder To Think e che potrebbe indirizzare la band verso un nuovo livello nella concezione di “canzone rock”.
A differenza del protagonista del brano di Gill è mia ferma intenzione “rivedere” quanto prima gli Amplifier, rinfrancato dalla solida speranza che, dopo avermi attratto ancora una volta, sappiano presto “sconvolgermi” come ai bei tempi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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