Prima di parlare di
"Untrodden Corridors of Hades" dei greci
Varathron, vorrei fare una breve premessa.
Per motivi di cuore e, purtroppo, anagrafici sono legatissimo alla scena estrema greca che, nella prima metà degli anni '90, ha contribuito a forgiare quello che oggi chiamiamo Black Metal, dandone una interpretazione del tutto personale e lontanissima dai canoni nordici del genere.
Tra i prime movers di quella scena, i
Varathron occupano, con
Rotting Christ e
Necromantia, un posto di prestigio ed hanno, per tanto, pesantemente segnato un'epoca ed un modo di intendere la musica estrema.
Ma sapete qual è la cosa bella?
Oggi, come ieri, la magia è restata intatta, quasi impassibile di fronte all'inesorabile passare del tempo, insensibile, dunque, ai 25 anni trascorsi da quando i
Varathron hanno mosso i primi passi.
Certamente non si può credere che
Necroabyssious e soci suonino come agli esordi, ma quello a cui dovete credere è che la qualità rimane elevatissima e l’ispirazione che muove la mano in fase di songwriting praticamente immutata.
"Untrodden Corridors of Hades" è prova tangibile di quello che dico.
Un album splendido e immediatamente riconoscibile come greco, segnato, cioè, dal trademark ellenico del suono estremo.
I
Varathron ci offrono un ibrido death/black metal personalissimo, distante dalla maggior parte delle proposte del "settore", un ibrido musicale basato sui mid tempos, sebbene non manchino feroci blastbeats, e impreziosito da una vena epico-melodica che trasuda orgoglio e passione da ogni dove.
Il gruppo greco arrangia i brani in maniera deliziosa, li rende intricati, complessi, ricchi di soluzioni diverse ma amalgamate perfettamente, si
danna, letteralmente, l'anima per ammantarli di un alone esoterico/ritualistico che, sono certo, resta sogno proibito di tanti altri pseudo musicisti e che, ripeto, rende l'album immediatamente riconducibile alla sua nazione di appartenenza.
Anche il suono, perfetto, l'abilità strumentale del gruppo, ed un Necroabyssious che tormenta la sua ugola dando vita ad una interpretazione vocale inquietante, concorrono alla riuscita di un lavoro semplicemente stupefacente nella sua meticolosa profondità espressiva.
Un lavoro che, per inciso, contiene pezzi come
"Arcane Conjuring", dal ritornello magistrale, o la
clamorosa "The Bright Trapezium", che sono tra le cose più belle mai incise dai nostri e tra i pezzi migliori dell'anno, nessun genere escluso.
Insomma, da qualunque parte lo si voglia guardare, è valsa la pena aver aspettato cinque lunghi anni dal precedente
"Stygian Forces of Scorn" per avere tra le mani il nuovo lavoro dei greci di Ioannina, un nuovo lavoro che spero venga accolto con l'entusiasmo che merita e con il rispetto che si deve a chi milita nella scena da tantissimi anni seguendo solo il proprio istinto e non le mode imposte.
In conclusione, se cercate musica estrema di qualità, suonata da musicisti "veri", preparatissimi e, purtroppo, sottostimati, non lasciatevi sfuggire questa perla nera: sarebbe un peccato mortale.
"When the blasphemic times signed, the endless dark surrounded thy earth and the unholy kingdom of A assurdinal rose!!!Anthropomorphous demons and ugly witches summoned the Dark Lord, from the city of the demons Beled-L-Gin... His name is VARATHRON"!!!!!