Ci saranno pur voluti quattro anni, ma il nuovo album dei
Triosphere non è altro che la piacevole conferma che qui ci troviamo davanti ad una band con le contropalle.
"
The Heart of the Matter" ci accoglie esattamente dove ci aveva lasciato il suo predecessore, ossia in un territorio power/prog, melodico ma potentissimo e coinvolgente, il tutto come al solito capitanato dalla donna con più palle del pianeta, ossia quella
Ida Haukland che per il sottoscritto è Russell Allen con le tette.
Potenza, potenza, melodia e ancora potenza, per un album che mostra il tempo che ha richiesto per essere completato. Qui la cura dei particolari è maniacale, ogni membro dei Triosphere ha il suo momento per brillare, anche se Ida è (ovviamente) sugli scudi per buona parte del platter. Si parte in quinta con "
My Fortress", ma è la successiva "
Steal Away the Light" a farmi spellare le mani dagli applausi; il sound è duro ma 'tondo', compatto, veloce e potente come ogni disco del genere dovrebbe essere. E mentre Ida ruggisce al microfono, le tracks si succedono senza segnalare il minimo calo di tensione, il tutto dovuto anche ad un accortissimo uso degli arragniamenti: "
The Sentinel" è aggressiva e molto Simphony X, "
Breathless" è un mid tempo dal refrain melodico e curato anche nella sezione backing vocals, "
The Heart's Dominion" apre alla Nightwish per poi indurirsi intorno ad un riffing nervoso e pesante, la strabiliante intro batteristica di "
As I Call" (a proposito, il bravissimo
Ørjan Aare Jørgensen ha lasciato la band poco dopo aver completato le sue sessions in studio, peccato....) introduce un brano riflessivo e pieno di saliscendi emozionali davvero apprezzabili. Ma ogni brano di questo "The Hart of the Matter" vi lascerà l'esatta sensazione che avete trovato quello che stavate cercando. I Triosphere mantengono le promesse, non spostano di un centimetro la loro miscela sonora e regalano ai fans il disco che sognavano, nonché un meraviglioso biglietto da visita per nuovi adepti. Da avere.
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