Manimalism è un'opera piccola che può attraversare un oceano in una bottiglia usb arenandosi in un atollo disabitato.
Dalla Norvegia all'isola deserta senza alcuna apparente testimonianza: qualche filologo dell'avantgarde potrebbe inventarsi un'intervista postuma al Signor Pepperpot!
Tentativi di comunicarne il contenuto sono questa recensione, un post
sulla pagina non ufficiale degli immensi Manes e alcune faccine in un gruppo digitale che Sangiorgi amministra in cui Cornelius scrive versi di lune aliene che nemmeno Garm appunta.
La musica è dissonante, ovattata, distante, compatta.
Le canzoni più ispirate richiamano Voivod, Psycothic Walts e Dismal Euphony (che fa più figo rispetto a dire Atrox!)
Ogni tanto qualche sprazzo epico mi manda in loop
Soliloquy dei Warlord mentre un sapore di Jag Panzer mischiati ai Twisted into Form mi fa sentire di nuovo vicino ai più poetici The Provenance.
Se doveste, durante gli ascolti, incontrare tra i Vostri paesaggi mentali containers impilati in un porto buio e desolato del Nord preoccupatevi.
Stiamo diventando una stessa personalità e le aurore boreali coperte dalle nuvole ci ricordano che oltre al freddo siamo circondati dalla sfiga.
Peccato rimanga un qualcosa di Minùto, incistato su se stesso e impermeabile.
Gli do sei e centesimi sperando tanto di aver sbagliato voto...
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