Quello di
Emit è un progetto in giro dal 1998 che, ad oggi, ha rilasciato una miriade di demo, split, compilation ed amenità assortite.
Solo due gli album "veri e propri": "A Sword of Death for the Prince" del 2005 e il qui presente "
Spectre Music of an Antiquary" che poi altro non è che la ristampa di una cassetta uscita qualche anno fa per la Glorious North Productions.
Fatta questa bella introduzione informativa, passo a parlarvi della musica, sebbene, paradossalmente, in questo album di musica non ce ne sia.
Emit, infatti, ci propone una sorta di ibrido tra la dark ambient di scuola CMI e il darkwave anni ‘80 andando a creare un suono buono, forse, come colonna sonora di un horror movie, ma non certamente degno di essere ascoltato come un comune CD.
Mi spiego meglio.
Qualcuno di voi ha voglia di sorbirsi un lunghissimo alternarsi di rumori inquietanti, canti dal sapore monastico, percussioni di matrice industrial, sintetizzatori da moderno videogame, senza che mai ci sia una, vera, scintilla di qualità?
Si?
Beh, io no! Ho veramente tante altre cose da fare che sprecare il mio tempo per quella che è una vera e propria porcata.
Ora, io amo la musica ambient oscura e malefica, adoro il suono desolato e desolante delle macchine, non sono certo un sostenitore della forma canzone a tutti i costi, ma in questo lavoro non trovo quelle sensazioni, quei sapori, quel nero opaco che mi fanno amare un modo di esprimere la propria inquietudine ed il proprio disagio tanto affascinante quanto questo genere.
Forse l'artista inglese che si cela dietro al monicker
Emit avrà i suoi estimatori, probabilmente qualcuno lo considererà oggetto di culto, io invece, vi suggerisco di guardare altrove.
Buonanotte.
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