E’ stato necessario un po’ di tempo e un minuzioso lavoro di calibrazione, ma alla fine Nick Workman è giunto, dopo pregevoli “step intermedi” (Kick, Eden, WildKard), alla genesi di quell’autentico purosangue del rock melodico maturo e moderno che risponde al nome di
Vega.
L’incontro con i fratelli Martin, eccellenti esecutori ed eminenti compositori, ha fornito il giusto “supporto” alle enormi qualità della sua stentorea laringe e non credo di rischiare la smentita se definisco con ferma convinzione “Kiss of life”, il primo “parto” della proficua collaborazione, patrocinato dalla gloria nazionale Frontiers, un piccolo prodigio di suoni spumeggianti e adulti.
Il passaggio alla Sony, con il pur ottimo “What the hell”, aveva alimentato negli appassionati sentimenti contrastanti di ansia (per il pericolo di una “snaturalizzazione”) e approvazione (per una maggiore visibilità) e mentirei, se, indipendentemente da ogni eventuale valutazione “commerciale” della circostanza, non ammettessi la soddisfazione per il loro ritorno alla “casa madre” partenopea, che accoglie il “figliol prodigo” britannico per questo suo nuovo “Stereo messiah”.
Ebbene, carissimi
chic-rockers all’ascolto, preparatevi a essere pervasi nuovamente da una taumaturgica ondata di dopamina uditiva, degna dell’esordio del gruppo e superiore all’assaggio
major, tanto appassionante da mettere in dubbio l’annuale supremazia di settore, al momento detenuta dai
label-mates scandinavi Work Of Art e State Of Salazar.
Nello specifico, qui c’è di che inebriare i fans di Def Leppard (e non è un caso che Joe Elliot conceda voce e pennino ai lustrini esotici di “10 X bigger than love”), Glass Tiger e Bad English, e che magari non disdegnano altresì un pizzico di suggestioni U2-
iane, percepibili per esempio nella
verve melodrammatica di “Gonna need some love tonight”, “With both hands” e nella radiosa “My anarchy”.
In un albo privo di pause emotive, meritano la menzione l’adescante
title-track, le sfarzose “All or nothing”, “Wherever we are” e "Neon heart” e ancora “Ballad of the broken hearted” e “Tears never dry”, permeate di un’immacolata vena intimista.
“
Mama, I'm coming home” … i Vega mutuano le parole dello zio Ozzy e tra le amorevoli braccia della Frontiers realizzano un disco semplicemente strepitoso …
buy or die!