Thy Serpent's Cult - Sedition, Sorcery and Blasphemy

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Ordo MCM

Tracklist

  1. INTRO: THE DEVIL RIDES OUT
  2. THE EYES OF LUCIFER
  3. DEMONIC WAYS
  4. SEVEN HEADED SERPENT
  5. PUT THE DOOM INSIDE
  6. UNITED IN SINS
  7. BLACK WIZARD
  8. THE ORDER OF THE BLACK FLAME
  9. LEGION OF THE GHOULS
  10. DEAD ROLLING TO HELL
  11. THE COVEN OF HORRORS
  12. CARNIVOROUS SOULS
  13. SEDITION, SORCERY AND BLASPHEMY
  14. OUTRO: THE BEAST AWAKE
  15. VOODOO (BLACK SABBATH COVER)

Line up

  • Strife: drums
  • JC: guitars
  • Hatred Vocals
  • Fernando Belmar : guitars (lead)
  • Black Dwarf: bass

Voto medio utenti

Gente che suona con le palle i Thy Serpent's Cult, bella sorpresa!

Mica facile in Chile tirare avanti la carretta se proponi death metal blasfemo, devi proprio amarla questa musica, cosa che questi 5 fanno e buttano nelle 14 brevi tracce del loro secondo lavoro un mix di Deicide (parecchio), Morbid Angel e vecchi Kataklysm.
La musica che esce dalle casse è grezza, ruvida ma tutt'altro che mal suonata, l'aspetto tecnico e quello progressivo lo lasciano agli altri, i Thy Serpent's Cult sanno suonare bene ma preferiscono puntare su un songwriting diretto, certo non pop, però vengono rispettati i criteri classici del genere, compresi assoli curati, indovinati (spesso di ispirazione classic-metal) inseriti a 3/4 della canzone o dovunque sia necessario far respirare i pezzi. Questa scelta non riduce di un'oncia la brutalità dei nostri che continua a scorrere a palate, anzi, la enfatizza. L'aspetto occulto ed esoterico emerge dai solchi, dalle intro rubate ai film e dai testi che parlano di stregoneria, dolore e tipici "apprezzamenti" verso la chiesa ma la musica, il death metal, rimane al centro dell'attenzione.

Molto Deicide dicevo prima, anche nel modo di cantare di Hatred vero emulo di Benton che ricorre spesso alla doppia traccia growl/scream sovrapposta come i vecchi Deicide e Legion insegnano, nonostante ciò non si sente mai il plagio, non si ha la sensazione che i The Serpent's Cult rubino qualcosa, è invece la passione quello che emerge. Il riffing è vario il giusto e senza strafare le chitarre sono in grado di creare strutture portanti in successione molto convincenti, quando il ritmo rallenta, poi, riescono ad interagire in maniera ottimale tra ritmiche grasse e linee melodiche. Forse la batteria manca un po' di fantasia, rimane comunque cucita perfettamente addosso ai pezzi e fa il suo dovere ma una maggiore creatività probabilmente gioverebbe.

Un lavoro consigliato ai vecchi deathsters, ai nostalgici del suono estremo americano 1990-1995 e a chi pensa che oggi non si possa più essere credibili in questo campo senza super-produzioni o sberleccamenti tecnici assortiti.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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