I Disbelief sono stati una delle sorprese più piacevoli dell'anno passato: il loro "Worst Enemy" aveva ricevuto infatti una buona accoglienza da parte sia degli addetti ai lavori che dal pubblico, in virtù di un suono pesante, cadenzato e claustrofobico. A distanza di un anno il gruppo tedesco si ripropone sul mercato, fresco di cambio di etichetta, con "Shine", che riprende il discorso sonoro interrotto dodici mesi fa, per cercare di evolverlo e di integrarlo con alcuni elementi più melodici e da un certo punto di vista maggiormente commerciali. I pezze proposi mantengono sempre il marchio Disbelief, e non mutano la loro caratteristica andatura granitica, sofferente e mai furiosa, vagamente ispirata agli Obituary, ma parte della disperazione che trasudava da pezzi dell'anno passato quali "Misery" e "All Or Nothing" è andata purtroppo persa. Ciò che emerge al suo posto in canzoni quali "The Decline" o "Me And My World" è soprattutto l'inserimento di parti melodiche, di passaggi di tastiere che tendono a comunicare una sensazione di rilassata tristezza, una sensazione di solitudine che però non sempre si adatta perfettamente a quelle che sono le caratteristiche del gruppo. La voce sempre asprissima e lacerata di Karsten continua a declamare il proprio dolore, una sorta di John Tardy un po' meno grezzo ed aggressivo, ma tale interpretazione talvolta va a cozzare in maniera quasi stridente con il discorso musicale sulla quale si poggia. Certo non mancano momenti decisamente validi, sorretti soprattutto dal potente suono di Jachen al basso, e in definitiva "Shine" raggiunge un'ampia sufficienza, ma rimane la sensazione che sia stato composto troppo in fretta, senza la giusta ispirazione. Diamo il tempo ai Disbelief di riorganizzare al meglio le proprie idee, le potenzialità certo non mancano. Alla prossima...