Tetrarchate - Symposium of the Tetrarchs

Copertina 4,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:15 min.

Tracklist

  1. SCAR
  2. MASSACHERTORTE
  3. GENOCIDE
  4. CHANT OF THE FORSAKEN

Line up

  • Andrea Biondi: rhythm guitars, vocals
  • Nazario Biscotti: lead guitars
  • Andrea Aratari: bass
  • Alex Masini: drums

Voto medio utenti

“La gatta frettolosa fece i figli ciechi”. O sarebbe meglio “Non tutte le ciambelle riescono col buco”? Probabilmente con un bel mix di questi vecchi ma sempre attuali modi di dire potrei riassumere il nuovo lavoro dei Tetrarchate. Nati nel 2006, pubblicano il loro primo demo nel 2010, prima di dare alle stampe questo nuovo EP qualche mese fa. Dov’è l’inghippo, quindi? Secondo me nel fatto di non aver pazientato abbastanza per fare le cose in maniera più professionale. Intanto la scelta di Andrea “Steve” Biondi di occuparsi anche delle parti vocali in assenza di un vero singer che potesse ricoprire il ruolo, come recita la biografia stessa della band, è stata la più sbagliata (e quindi frettolosa) che la band potesse prendere. La sua voce è assolutamente inappropriata, totalmente inespressiva, priva dei requisiti tecnici di base, senza un adeguato range vocale, non in grado di partorire sfumature melodiche degne di questo nome. Se aggiungiamo una pronuncia inglese veramente pessima, capirete come i Tetrarchate si siano decisamente tirati la zappa sui piedi da soli, visto che buona parte del giudizio negativo riguardo l’EP deriva proprio da questo fattore qui. Ascoltare per credere, per rendersi conto che non sto affatto esagerando. E il fatto che, nei piani della band, si tratti di una soluzione temporanea in attesa di trovare un vero cantante, non giustifica una scelta quanto meno inopportuna.

Diamo a Cesare ciò che è di Cesare, però (oggi mi sento in vena di ‘detti’…). Attribuire la totale inadeguatezza di questo EP alla sola voce di Biondi sarebbe poco corretto, perché questo è solo l’aspetto più eclatante. Andando più a fondo ci si rende conto che anche dal punto di vista strumentale le cose non vanno poi benissimo. Se è vero che ci sono diversi spunti interessanti qua e là, è altrettanto vero che la proposta della band è ancora acerba, si ha la netta sensazione che i nostri ancora non sappiano bene quale via seguire. Nel vano tentativo di proporre a tutti i costi qualcosa di originale e non classificabile, partendo di base dal thrash di estrazione teutonica, si sono ritrovati in mano una manciata di brani senza identità, incerti, assolutamente poco convincenti (ed ecco la famosa ciambella senza buco). E il loro ambiare a soluzioni più tecniche non aiuta certo le cose, con una serie di riff forzati messi lì giusto per cercare di dimostrare qualcosa, ma che in realtà non pungono, non tagliano, non convincono.

Con un minimo di umiltà in più, e cercando di fare le cose semplici ma fatte bene, probabilmente il giudizio finale sarebbe stato differente, ma per adesso non ci siamo davvero. Un esempio su tutti? Ascoltate la seconda traccia, “Massachertorte”, e oltre a farvi due risate per il cantato di Biondi veramente surreale, capirete che di lavoro da fare ce n’è davvero ancora molto. Mi spiace essere così duro, ma così come è giusto rimarcare il buon lavoro svolto, quando c’è, è altrettanto giusto evitare di illudere le giovani band con parole fuorvianti. Qui c’è da rimboccarsi decisamente le maniche, senza se e senza ma…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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