Led Zeppelin, AC/DC, Deep Purple, Bad Company, Aerosmith … in questi nostri tempi musicali di diffusissima rivisitazione
settantiana, chissà quante volte li avete sentiti citare come modelli fondamentali di molteplici
band.
C’è una bella differenza, però, tra rappresentare degli inutili cloni di quei nomi così seminali e celebri ed essere capaci di assorbirne lo “spirito”, non limitandosi ad emularne il tipico
modus operandi.
Con gli
Electric Mary, per esempio, è praticamente impossibile parlare di arida “operazione nostalgia”, proprio perché il loro approccio alla materia appare fin dal primo contatto profondo e connaturato, veramente interessato a risalire alle “radici” della questione, tale da farli apparire ben più “reali” e credibili di molti altri loro colleghi, spesso troppo attenti alla forma e troppo poco alla sostanza.
I pezzi degli australiani sono sempre pervasi da un
feeling incendiario e da una sgargiante tensione espressiva, contemporaneamente ruvida e carnale, capace d’insinuarsi sotto la pelle e da lì scatenare i sensi in maniera inarrestabile, con quella semplicità che è l’essenza stessa del
rock viscerale e “frontale”.
Se volete l’ennesima conferma di tale attestazione e sentivate (anche voi) già la mancanza (l’ultimo albo dei nostri, “III”, risale al 2011) della sanguigna formazione capitanata dal timbro “raunchy” di Rusty Brown, non lasciatevi sfuggire questo brillante
Ep, da considerare come un’eccellente maniera per “ingannare il tempo” nell’attesa del nuovo
full-length, programmato per la primavera del prossimo anno.
Cinque (uno dei quali, “So cruel”, è ripreso dalla precedente fatica discografica degli
aussies) momenti di “emozioni forti” attendono il vostro famelico apparato
cardio-uditivo, sicuramente grato di accogliere questi puri distillati di
blues e
rock n’ roll, innescati dalla laringe nerboruta e abrasiva di Rusty e incendiati dalle chitarre
killer di Pete Robinson e Brett Wood, “classiche” senza retorica e refrattarie agli sterili istrionismi.
Bruciate per le scosse “sudiste” di “Sweet Mary C” e per la febbrile passionalità di “Already gone”, scatenatevi con le scabrezze Motorhead-
iane di “Welcome to the other side” e poi fremete per le pulsazioni Zeppelin-
esche di “Nicotine” … sono certo che ancora una volta riconoscerete gli Electric Mary come brillanti e vitali eredi di una tradizione immarcescibile e non vi lamenterete se la loro musica non contempla prospettive “avventurose”.
Peccato solo che il loro tour europeo non preveda, al momento, una visita nel
Belpaese …
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?