"Niente di nuovo sul fronte occidentale".Niente di nuovo nemmeno per i francesi
Lonewolf, che dalle parti della loro Grenoble continuano a guardare alla scena Metal tedesca come principale fonte d'ispirazione.
Su "Cult Of Steel" li ritroviamo, infatti, a sferragliare un po' (tanto... troppo?) alla maniera dei Running Wild ("Hordes of the Night", "Hell’s Legacy", "The Grey Wolves"), a ricordare i Grave Digger (per le affinità di Börner con l'ugola di Chris Boltendahl) e gli Accept ("Force to Fight"), mentre per prendere le distanze dalla Germania si fanno qua e la maideniani (come su quella "Werewolf Rebellion" che nel finale riecheggia "Fear of the Dark").
Riconosciuta quindi ai Lonewolf la loro decennale dipendenza dalle sonorità teutoniche, bisogna anche ammettere che le nuove canzoni solo solide e ben articolate, come nel caso dell'andamento epico di "Funeral Pyre" e di "Mysterium Fidei" o della già citata "Hordes of the Night" che sembra voler ricreare le atmosfere di "Blazon Stone".
A completare l'abum, solo nella sua versione digipack, un paio di bonus tracks: le nuove versioni di "Made in Hell", dall'omonimo album del 2008, e di "Children of the Unlight", qui l'originale risale invece a "March into the Arena" del 2002.
Quello che fa però preferire questo album al suo predecessore, "The Fourth and Final Horseman", oltre a un songrwriting maggiormente ispirato, è l'aver ritrovato un Jens Börner decisamente più in palla rispetto al passato e pertanto in grado di valorizzare al meglio le proprie composizioni.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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