Come due stelle binarie in rotazione l'una insieme all'altra,
Starbynary è il progetto di
Joe Caggianelli (già nei Derdian) e
Leo Giraldi, che, insieme al funambolico tastierista
Luigi Accardo, danno alle stampe questo debut album, "
Dark Passenger", e c'è molto fumo ed altrettanto arrosto nei 66 minuti di musica che mi sono trovato ad ascoltare.
Completata la studio-line up con
Diego Ralli alla batteria e nientemeno che
Mike LePond (Symphony X) al basso, gli Starbynary creano un album di prog metal che molto deve proprio alla band di Mike Romeo e soci. Dalle partiture intricatissime, ai cori latini, dalle sfuriate di batteria ai superlativi virtuosismi alla chitarra, tutto in questo album grida all'attenzione, all'ascolto, mirando a stupire, conquistare, sbalordire. Il concept che sottende il tutto, poi, è tratto da "Darkly Dreaming Dexter", novella di Jeff Lindsay che è poi l'ispiratrice della strafamosa serie televisiva "Dexter". Mistero, sangue, morte, redenzione....
Dopo una lunga e mefistofelica intro, sarà "
Dawn of Evil" a dettare le coordinate sonore dell'intero album: un brano speed, pieno di stacchi in dispari, e con la superba voce di Joe a farla da padrone. Ma siamo solo all'inizio: "
Dark Passenger" sembra una track di "Iconoclast", consentendosi anche il lusso di rubare più di un passaggio sonoro ai Dream Theater, "
Blood" ha una linea vocale davvero interessante, sostenuta da una sezione ritmica davvero da infarto, "
Reflections" ci fa rifiatare per un attimo, mantenendo una melodia sospesa tra la voce ed il pianoforte.
Il secondo tempo riparte alla grande: "
Codex" ha una botta notevole ed un'atmosfera molto 'spaziale', un pò alla Ayreon per intenderci; "
The Ritual" sfoggia l'ennesimo ritornello vincente, inframmezzato da solismi mai fini a se stessi; "
My Enemies" pesta duro e trascina allo scapocciamento, ed il secondo attimo di respiro arriva con "
Look Around, Turn Away", forse il brano più scontato e banalotto del lotto. Ma non temete, il meglio deve ancora venire: a chiudere le danze ci pensano i diciassette minuti e mezzo di "
The End Begins", per i quali potrei fare una recensione a parte... Diciamo che il brano è un continuo saliscendi di emozioni, gestite con la solita incredibile perizia agli strumenti, e con il solito tiro che lascia davvero ammirati.
Il progetto Starbynary, insomma, parte alla grande, almeno per il sottoscritto. Spero vivamente che la band riesca a raggiungere al più presto una line-up stabile, non mi dispiacerebbe affatto poter godere dal vivo di songs maestose e tecnicamente intriganti come queste.