Se il precedente
Demoncracy può essere considerato il disco della maturità, del definitivo distacco da quella particella di "core" che avvolgeva la band dell'Arizona sin dai suoi natali, ma che non ha impedito di creare un buon lavoro come
Ruination, il nuovo
Sun Eater può essere visto come l'evoluzione dei quattro bovari.
Dopo lo shock iniziale dovuto ad un artwork parecchio colorato e fantasioso per una gruppo death metal (non che sia un male, è solo diverso dal solito), si nota subito un minor numero di canzoni ma con una durata media piuttosto elevata e con 3 brani che superano i 6 minuti. Senza sentire una nota, si avverte che qualcosa è cambiato.
La band ha aperto a nuove soluzioni, a nuovi ritmi, a tratti si potrebbero definire progressivi per l'andamento generale e non mi riferisco solamente ai cambi ti tempo ma soprattutto alle strutture "aperte" dentro le quali le linee strumentali si inseriscono. I
JFAC sanno suonare bene e non lo scopriamo oggi ma non perdono tempo a primeggiare, a mettersi in mostra; anche splendidi assoli come quello dell'opener
Earing The Visions Of God sono sì complicati, ricercati ma melodici e più facilmente fruibili. I tempi sono abbastanza lenti in modo da poter avere lo spazio necessario per raccontare la storia del concept, l'occasione di respirare e di trasmettere emozioni. Sì, emozioni, scure, plumbee, che ti avvolgono immergendoti nella storia. Chi lo avrebbe detto da questi mungivacche? A proposito di storia, semplificando molto, qui si narra di Sun-Eater, una nebulosa vivente con la capacità di risucchiare l'energia dalle stelle e congelare il sistema solare uccidendo, ovviamente, tutti gli esseri viventi. I Sun-Eaters sono stati creati da alieni conosciuti come "Controllers" come mezzo per distruggere interi mondi giudicati troppo "malvagi". E questa ve la riporto paro paro da wiki visto che non ho uno straccio di spiegazione ufficiale.
Tornando a noi, le bordate non mancano, tranquilli, sempre con cognizione però, con un occhio di riguardo alla melodia.
Tutto bene? No, un po' di stanchezza durante l'ascolto viene fuori e il fatto di insistere su ritmi "comodi" narrando ed infarcendo molto, ad un certo punto mostra la corda.
Sa li avete seguiti fin qui rimarrete sicuramente sorpresi da questo cambiamento, se invece li avete sinora osteggiati, potrebbe essere l'occasione per ricosiderarli dandogli un ascolto. Premiata l'audacia, la voglia di provare, ma la materia è da perfezionare. (Fa pure rima, tiè)
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