Ho sempre voluto scrivere di musica, coniugando due degli interessi primari della mia esistenza, e quando grazie a questa
gloriosa webzine ho avuto l’opportunità di farlo, è stata la vera coronazione di un sogno.
Dopo parecchi anni di “attività”, con la pressione della “vita reale” che inevitabilmente s’incrementa e piccole “fatali” riduzioni dell’entusiasmo “giovanile”, non nascondo che qualche volta la tentazione tornare a essere “solo” un semplice ascoltatore è stata forte.
Poi, però, fortunatamente arrivano dischi e gruppi come questo a rammentarmi quanto la
febbre del
rock possa essere inesorabile e quanto la necessità di parlarne possa trasformarsi in un bisogno quasi “fisico”.
I
Diamante sono una
band con vent’anni di esperienza alle spalle, la cui profonda dedizione per l’
hard-prog non è stata frustrata nemmeno dalla tragedia (la scomparsa del tastierista Nicola Zanoni, avvenuta nel 2011), e ascoltando “Ad vitam reditus” capirete istantaneamente il perché e gioirete della loro scelta.
Troppo intensa la forza comunicativa che traspare vivida da questi “solchi”, troppo evidente la voglia di reagire alle beffe della vita attraverso quello straordinario mezzo di “riscatto” che sa essere l’arte.
Aggiungete una solida preparazione tecnica e una cultura “specifica” di livello superiore, eretta sulle nobili fondamenta rappresentate da Deep Purple, Warhorse, Uriah Heep, Biglietto Per L'Inferno e Il Rovescio Della Medaglia e otterrete un albo avvincente, una di quelle “operine preziose” che meritano l’attenzione dei
musicofili e che invece rischiano,
ahimè, di finire fagocitate nella convulsa stagflazione della discografia contemporanea.
Ed ecco che “incoraggiare” l’astante ad accordare una
chance ai bresciani diventa un intento
prioritario, allo scopo di condividere nove frammenti sonici inevitabilmente figli della “storia” del
progressive più coriaceo e tuttavia assolutamente privi di manierismi e di propositi puramente celebrativi.
Testi mai banali e strutture compositive fluide e coinvolgenti caratterizzano un programma in cui la brillante trascrizione dell’esorcismo in note “Ballo in fa diesis minore” (di Branduardi, per gli “alieni” impegnati nella lettura … e qui mi piace ricordare anche la rivisitazione della celebre danza medievale targata Rosae Crucis) costituisce solamente l’aspetto più “appariscente” di un percorso espressivo ricco ed eloquente, tra vivaci sberleffi (“Il pagliaccio”), dolorose riflessioni sulle follie umane (“Vedi fratello”), inni all’orgoglio e alla libertà (“Io sono... E sarò”) e acute analisi sulle frenesie odierne (“Respirare te”).
Non mancano, inoltre, ambientazioni incantate (“Profumo d'oriente”), dissertazioni sull’atavica dicotomia fra desiderio e sentimento (“Non resisto”), sagaci liturgie di natura PFM-
esca (“Gloria”) e stesure narrative di retaggio popolare (“Ballata del buon vino”), a perfezionamento di un quadro musicale di notevole suggestione.
Nella speranza di avervi perlomeno incuriosito, personalmente non posso che ringraziare i Diamante (e l’Atomic Stuff che li patrocina …) per avermi aiutato a ricordare la potenza delle passioni e del talento, e le ragioni per cui, nonostante tutto, amo così tanto questo “lavoro”.
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