Non ho mai bocciato a priori quei musicisti che omaggiano apertamente le proprie influenze, devo invece ammettere che già le prime note di questo "Free Nation" mi hanno fatto
storcere il naso e maldisposto al suo ascolto.
"Skull and Bones" suona come l'ennesima rivisitazione di "Painkiller", mentre con la successiva "Nailed to the Cross" sembra quasi di trovarsi di fronte ad un Udo Dirkschneider fortemente alticcio (
ok... per tasso alcolico) che sotto la doccia prova a rimediare ai danni fatti dai Priest ai tempi di "Demolition".
I
Metal Machine sono la creatura di Csaba Zvekan, cantante serbo
emulo di Rob Halford e che già in passato si è fatto notare per diverse collaborazioni, come quelle con gli Exorcism, Raven Lord e (pur senza aver inciso nulla con questi ultimi) i Killing Machine. L'aver voluto/dovuto far quasi tutto da solo non credo abbia aiutato la riuscita di questo "Free Nation" e l'apporto del solo Peter Scheithauer (anche se nell'occasione accreditato con il suo vero nome Pierre Andre Mougenot) alla chitarra e al drum programming passa via inosservato.
Tra tanti – troppi – cliché, si lasciano poi ascoltare "Hellraiser", Lord of War" e la conclusiva titletrack, più che altro perchè riescono a svariare un po' sul tema con qualche pulsazione Hard & Heavy, ma altri pezzi come la lagnosa "World of Tempation" e la scontatissima e insulsa (tanto nel cantato quanto nel guitarwork) ballad "Black Sun" non possono che affossare gli sforzi di Csaba Zvekan, che per lo meno con l'uscita di questo disco avrà la scusante per andarsene nuovamente in tour con i suoi
vecchi amici.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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