Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2007
Durata:52 min.
Etichetta:Remedy
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. HAMMER OF THE GODS
  2. ARISE
  3. FACE OF DEATH
  4. HALLS OF DOOM
  5. REVELATIONS (INSTRUMENTAL)
  6. FORGOTTEN PROPHECIES
  7. AGONY
  8. SOULEATERS
  9. GANGLAND
  10. WARGODS
  11. DENY THE CROSS

Line up

  • Andreas Babuschkin: vocals
  • Martin Christian: guitars
  • Günny Kruse: guitars
  • Dirk Seifert: bass
  • Christian Gripp: drums

Voto medio utenti

Continua la marcia tritasassi dei Paragon, che rispetto a "Revenge" hanno cambiato l'intera sezione ritmica ma non il passo tipicamente Heavy Metal che li contraddistingue sin dagli esordi, che da "The Dark Legacy" in avanti si è fatto sempre più vicino al Metal di stampo teutonico. Non deve così stupire che "Hammer of the Gods" ricordi non poco i Grave Digger, mentre il versante Power Speed Made in USA è tributato pure dalla conclusiva "Deny the Cross", cover degli Overkill, ben suonata e con la giusta ferocia, anche se ad Andreas Babuschkin manca l'istinto omicida di Blitz Ellsworth.
Ad ogni modo il cantante dei Paragon non le manda certo a dire, e mostra subito i denti nell'opener "Hammer of the Gods", dove le ritmiche pressanti cozzano con i cori powereggianti e le aperture di chitarre, a rappresentare le due anime che sembrano ispirare i Paragon, ma che purtroppo non sempre filano via a dovere e che spesso li mettono a disagio. Questo vale anche per la seguente "Arise", canzone sicuramente più cattiva della precedente ma dove "inciampano" malamente sia sugli Stop and Go sia nel refrain, un ambito, questo, dove i Paragon mostrano maggiori difficoltà rispetto al passato. Decisamente meglio il mid-tempo acceptiano "Face Of Death" che ha dalla sua il buon lavoro dei due chitarristi, Martin Christian (sempre più leader della band) e Günny Kruse, che si confermano pure nel corso di "Forgotten Prophecies" o della veloce ed acceptiana "Gangland", ma anche sul finale di "Agony", una power ballad come ne hanno fatte un sacco (e meglio...) i Grave Digger, rinforzati da un tocco di Thrash ottantiano tra Metal Church ed Overkill.
Dopo l'exploit dell'album precedente, che a mio parere resta quello più riuscito di questa rocciosa formazione tedesca, ora assistiamo ad un piccolo passo indietro.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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