Copertina 6

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2014
Durata:18 min.
Etichetta:Gorba Records

Tracklist

  1. KILL THE MONKEY
  2. SHUT THE FUCK UP
  3. BACK TO DEATH CAMP
  4. REHAB
  5. DOPE

Line up

  • Pasi Crash: vocals, guitar
  • Teme Schnaps: keyboards
  • Alex North: bass
  • Kuha Spears: drums

Voto medio utenti

Ok, ok, … la copertina di questo Ep è di “dubbio” gusto e potrebbe facilmente trovare posto in una rubrica di questa stessa webzine dedicata, ehm, come dire, agli artwork meno riusciti, ma fortunatamente il contenuto di “Kill the monkey” è superiore alla sua (fuorviante, pure ...) presentazione grafica.
Nulla di “trascendentale”, sia chiaro, eppure sono convinto che gli estimatori di The 69 Eyes e HIM, soprattutto quelli che li vorrebbero un po’ meno patinati, troveranno motivi di soddisfazione nell’ascolto di quanto questi Hayley’s Royal Whores - guarda caso conterranei di Jyrki, Ville & C. - sono stati in grado di produrre nella loro terza fatica discografica.
Hard-rock, sleaze e gothic, dunque, coniugati in una forma, però, ancora abbastanza “grezza” e istintiva, capace di scacciare la sgradevole sensazione di “posticcio” e tuttavia anche vagamente squilibrata, per un risultato palesemente “imperfetto”, sebbene per certi versi affascinante.
La title-track è, in tal senso, emblematica: iconoclastia punk e ambientazioni oscure cozzano e si rincorrono in maniera un po’ “incoerente”, creando al contempo un suggestivo effetto di straniamento sensoriale.
“Shut the fuck up” offre un’architettura sonora più coordinata e ammiccante, sottolineando le innate doti del gruppo nel gestire i toni sinistri e decadenti del dark con adeguata perizia e disinvoltura e se “Back to death camp” riprende il mood dell’opener scontando qualcosa in fatto d’attrattiva, in “Rehab” e “Dope” (ottimo il lavoro delle chitarre) gli scandinavi propongono due gradevoli stralci di melodie morbosamente accattivanti, frutto d’inevitabili “riciclaggi”, realizzati con sufficiente abilità e temperamento.
Mantenere l’attuale spontaneità, smussare le spigolosità senza diventare eccessivamente “adulatori” … sono questi i termini della “sfida” cui consegnare il futuro artistico (magari supportato da un’iconografia migliore …) degli Hayley’s Royal Whores … e mi raccomando, ragazzi … di altri tenebrosi languidoni, immortalati nei consueti scenari a base di broccati, lumi di candela e vino rosso “sangue” non se ne sente proprio il bisogno …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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