Non amo alla follia le nuove tendenze provenienti da oltreoceano, quelle che vorrebbero mischiare l’hardcore con il thrash/death scandinavo, laccarne la produzione e imbeverlo di melodie più o meno valide. I Winter Solstice appartengono a questo filone e questo “The Fall Of Rome” dovrebbe essere il loro secondo disco se non erro.
Mettendo da parte la buona idea di incentrare il disco sul concept relativo all’antico Impero Romano, facendo un parallelo con la società moderna, c’è da dire che dal punto di vista musicale nulla di nuovo sotto il sole, è sempre la solita solfa. Una solfa fatta di una voce che vorrebbe essere vetriolica, ma invece estremamente brutta, somigliando più a una gallina strozzata che a un vero singer, sfuriate hardcore nelle quali trovano posto riffs stoppati e patterns cadenzati, esaltati dalla produzione, e riferimenti al death/thrash melodico scandinavo, con certe melodie che hanno un flavour progressivo. Il risultato non è malaccio, ma le canzoni veramente degne di nota sono poche, e tra queste troviamo “Watcher”, la quale si fa apprezzare per una certa intensità, intensità che a differenza delle altre songs, non è solo frutto della potente produzione, ma figlia invero di una prestazione viscerale della band.
“The Fall Of Rome” è un disco che vorrebbe conquistare con la sua carica mai doma, e a tratti ci riesce, ma siamo già dalle parti della derivatività più pura e basta dare uno sguardo al ben fornito catalogo Victory Records per rendersi conto che ormai di bands così in giro ce ne sono a iosa. E, mia personalissima opinione, sarebbe pure il caso di finirla.
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