Lorenzo Canevacci è stato il chitarrista dei Bloody Riot,
band capitolina tra le protagoniste della scena
hardcore tricolore, e anche solo per avermi fatto tornare in mente i tempi della Meccano, della Toast e dell’audio rivista Punto Zero (tutte creature di Giulio Tedeschi, arguto pioniere della discografia italica all’insegna del
Do It Yourself), questo “Notebook”, il secondo albo della sua nuova avventura artistica denominata
Wendy?!, intasca un encomio particolare dal sottoscritto, ancor prima di essere sottoposto alle incuriosite sessioni d’ascolto.
Messe da parte le “rimembranze” e le facezie, il lavoro in questione, alla prova dei fatti, dimostra di meritare tutta l’attenzione dei
rockofili interessati a una miscela sonora fatta di crudezze
punk, lirismi
glam, bagliori psichedelici e delle suggestioni caliginose del
post-punk e di certo
grunge, in un universo narrativo piuttosto cupo e ombroso (qualcuno potrebbe definirlo,
ahimè, semplicemente “realistico” …), tra deturpazioni ambientali, “nuovi poveri” e frustrazioni varie.
Materiale adatto agli estimatori di Stooges, Bowie (verosimilmente il più influente di tutti …), Velvet Underground, Radio Birdman, Cult, Motorpsycho e Screaming Trees (ma dall’elenco non escluderei nemmeno gli Afterhours), insomma, pilotato dal registro vocale tormentato, graffiante, disincantato e seducente di un
cicerone che conosce assai bene come condurre l’astante nei meandri del lato oscuro della mente e dell’animo umano.
Alla sensazione di trovarsi immersi in un misto di velluto, fumo, vetri rotti ed emozioni intense e profonde, contribuisce fattivamente, inoltre, una selezione oculata di chitarre, basso, batteria e tastiere, attenta ad assecondare sia il potere dell’essenzialità del
rock e sia il suo lato più passionale e creativo.
Con pezzi diretti come “Brain drain”, “I'm sick”, lo strumentale "DDR (The sea of Rome)” e "Breakout plan”, o malinconici e metafisici come “Lover's lies”, “I'm gonna try” e "Sleepwalker”, i Wendy?! mettono in luce tutta la notevole cultura e il “cuore” di cui sono dotati, mentre a esibire il loro “cervello” ci pensa ”Hallelujah, I've got a gun”, brano caratterizzato da pulsazioni maggiormente ricercate e oblique, a testimonianza di un eclettismo non trascurabile, che, forse, andrebbe sfruttato in maniera superiore.
“Notebook” garantisce calore, passione, tensione e forza d’urto … bel disco.